DEL GUSTO: appunti di A. Moioli
L’argomento proposto dalla FIAF per il grande evento fotografico IMMAGINI DEL GUSTO guarda all’enorme mondo che ruota intorno all’arte culinaria; il cibo. Il nostro paese è celebre in tutto il mondo per la grande attenzione culturale in merito, si pensi alla famosa “cucina mediterranea” ad esempio e la ricerca fotografica proposta in questo progetto può spaziare in lungo e in largo su ogni aspetto riguardante il GUSTO.“Immagini del Gusto” è il titolo di un progetto che racchiude in se una quantità tale di possibilità interpretative da poter ben ottemperare alla volontà di aprire in contemporanea sul territorio nazionale molte esposizioni fotografiche in modo da coprire sia tutte le zone geografiche sia i molteplici aspetti legati al cibo, dalla produzione, al trasporto, al commercio e oltre.Pensare ad un’analisi fotografica sul cibo equivale prendere in considerazione i ruoli che questo ha assunto nel mondo civile dal punto di vista storico, geografico e artistico.
In tal senso si affronterà un lavoro di portata sociologica e iconografica.Dal punto di vista storico si noterà che anche nelle raffigurazioni pittoriche e fotografiche, attraverso l’immagine del cibo è possibile individuare a grandi linee il periodo al quale si riferisce. Ci sono state epoche in cui l’abbondanza era più importante della qualità del prodotto culinario mentre ci sono stati periodi in cui era vero il contrario. Nell’antichità ad esempio capitò anche che la massima ostentazione di benessere potesse essere mostrata attraverso lussuriose cene a base di volatili, serviti addirittura completi di piumaggio conservato accuratamente durante il periodo di cottura.Ci sono aneddoti simpatici attraverso i quali possiamo individuare punti salienti relativi alle tendenze culinarie di determinati periodi storici. In commercio si trovano una quantità inimmaginabile di pubblicazioni periodiche relative al cibo, ma come osserverete quasi la totalità di esse sono destinate alle semplici ricette. Pochissime , ma molto curate, sono le pubblicazioni che si occupano di cibo anche dal punto di vista della cultura, della tradizione e dell’arte proprio intesa come arte culinaria. Ed anche osservando questa nostra attuale epoca , attraverso la lettura delle riviste in edicola, possiamo osservare un importante indicazione su quale direzione stia prendendo la cultura del gusto nel nostro paese.Si osserverà infatti che l’elemento più importante nella presentazione di un cibo o di una ricetta è diventata la somma delle calorie in essa contenuta ed il relativo costo economico. Una diffusa cultura salutista è entrata di prepotenza nel mondo del cibo creando sicuramente non poche variazioni sui piatti degli italiani. Una pratica discutibile di certo, se qualcuno si lamenta della perdita di molti sapori altri ne certificano il costante aumento di casi di obesità nel nostro paese con un preoccupante alto tasso nella fascia d’età dello sviluppo.Una cultura del gusto che attraverso un’attenta analisi dell’attualità può rivelare ad esempio la ricerca sempre più frequente di luoghi caratteristici come agriturismi, locande e trattorie locali per cene e luoghi sempre più “veloci ed economici” per pranzi di lavoro. Ma è anche vero che tuttociò potrebbe essere un discorso valido per la Lombardia, il Veneto e il Piemonte ma assai diversa è la situazione ad esempio in Campania o in Sicilia.La caratterizzazione del gusto nel belpaese è assai differente a seconda della zona in cui si affronta l’argomento. Dal punto di vista artistico bisogna annotare che benché in Italia siamo senza ombra di dubbio ai vertici mondiali nel genere denominato “FOOD”, non possiamo dire altrettanto per quanto riguarda la fotografia del cibo dal punto di vista della documentazione storica e artistica.E’ anche evidente come la committenza privata non possa aver visto un riscontro economico immediato nel far lavorare i fotografi professionisti in tale direzione documentaristica. La grande forza interpretativa espressa dal popolo di fotografi non-professionisti può e deve colmare questo grande vuoto. La Federazione Italiana Associazioni Fotografiche con IMMAGINI DEL GUSTO ha dunque avviato un processo di analisi fotografica inusuale ed interessante al tempo stesso. Il fotografo non-professionista forte della sua libertà d’azione e libero da ogni committenza e da ogni restrizione tecnica o creativa ha indubbiamente le carte in regola per poter affrontare nel migliore dei modi l’argomento proposto.In ambito artistico la Pittura si è servita in moltissimi casi del cibo per esprimere e comunicare i propri messaggi. Si pensi ad esempio alle prime Nature Morte proposte dal Caravaggio, dipinti straordinari che servono a studiare lo stesso pensiero del grande artista, si pensi al tempo stesso al ruolo della raffigurazione nel Nuovo testamento e agli affreschi sublimi dell’Ultima Cena, delle Nozze di Caanan. Il cibo nell’interpretazione di Caravaggio passa più volte da oggetto a soggetto dell’opera stessa. Molti ani dopo l’Arcimboldo ha divertito e stupito tutti noi nella incredibile serie di ritratti realizzati con frutta e ortaggi portandoli cibo in una nuova ed inconsueta dimensione artistica. Un ruolo, quello del cibo, che assume forme e significati diversi passando da artista a artista, da tela a tela. Per fare un ulteriore salto nel tempo ed avvicinarsi comunque un po’ più ai giorni nostri penso al genio di Andy Warhol che riuscì a portare la sua idea di negazione dell’Arte e dell’artista stesso attraverso opere assolutamente innovative. Le sue sequenze e ripetizioni ossessive, il suo voler riportare nelle opere quei simboli innegabili della collettività , simboli che non avrebbero bisogno di ulteriore pubblicità come la Coca Cola o la scatoletta di Campbell che grazie a Warhol entrano nei musei e nella storia dell’Arte Contemporanea facendo in tal caso da promozione alla stessa arte. Un ribaltamento di concetti che l’artista realizza per comunicare il proprio pensiero, e lo fa anche attraverso immagini che riconducono al cibo.Caravaggio, Arcimboldo, Andy Warhol, tre artisti quanto mai distanti tra loro come epoche, stili e tecniche, tre esempi tra i milioni che si potrebbero fare.In ambito letterario, così come nella pittura gli esempi si moltiplicano fino all’inverosimile, si pensi a Tolstoj, al Boccaccio, Leonardo, Neruda o Italo Calvino e moltissimi altri.Si pensi ad esempio a Rebelais con l’opera tanto contestata quanto indimenticabile di “Pantaguel”. Dopo questa opera si usa dire “cena pantagruelica” ad indicare una particolare abbuffata. Nel momento in cui scrivo questo testo a Venezia è appena terminato il celebre Festival del Cinema ed il pensiero corre a quell’immagine indimenticabile di Alberto Sordi in cui si tuffa letteralmente in un enorme piatto di pasta al pomodoro, immagine tratta dal Film “Un americano a Roma”, che da solo racchiude molti significati ed anticipa idealmente la trama del film in oggetto.Il cinema dopo tutto si è ampiamente servito del Cibo, si pensi che la prima proiezione pubblica in assoluta risale al 28 Dicembre 1895, era dei fratelli Lumiére dal titolo “La colazione del bimbo”.Con “Indovina chi viene a cena” del 1967 gli attori Spencer Tracy e Sidney Poitier portano in scena il problema del razzismo.Martin Scorsese con “quei bravi ragazzi “ del 1990 porta sul grande schermo la mania per la cucina per il gangster gourmet mentre sconta una pena in carcere.Quintin Tarantino in Pulp Fiction, ma non solo lui, esalta il tipico panino americano, il cheesburgher come fosse un capolavoro d’arte tra i più sublimi.Analizzare il cibo nella nostra società attraverso la storia, le tradizioni, l’arte, la geografia equivale davvero ad uno studio sociologico sugli usi ed i costumi di una società che ha subito notevoli mutamenti e sono avvenuti di pari passo con le mode ed i progressi culinari. E’ indispensabile registrare tutto ciò sia sotto il profilo documentaristico che artistico, nessun altra arte può affrontare l’argomento meglio della fotografia.Un altro fondamentale aspetto da affrontare riguarda la comunicazione in rapporto al cibo
Il GFK EURISKO Centro di Ricerca sul Consumatore da anni segue l’evoluzione del rapporto tra cibo e comunicazione .
In un mondo che tradizionalmente conosce grandi chef uomini esiste una cultura particolare del mondo culinario al femminile che, secondo la ricerca, ha messo in evidenza un’esigenza di maggior cultura alimentare e di forte attenzione alla qualità . Un cambiamento evidente nel sistema di comunicazione sulle riviste di cucina e sulla pubblicità che gli stessi produttori impongono con i loro slogan e manifesti non possono prescindere da una quasi maniacale attenzione al conteggio della calorie per una dimensione salutista come accennato in principio. Affrontare l’argomento cibo nel modo più consapevole possibile significa ascoltare ed osservare anche le quotidiane notizie ed i dettagli apparentemente insignificanti ma che possono suggerire metodi interpretativi e chiavi di lettura di un particolare momento storico.Penso ad esempio alla notizia del tg5 di fine agosto in cui una agenzia di indagine ha rivelato che nel 2006 2 italiani su 3 porterà a casa un souvenir gastronomico dalle vacanze estive. Una frivolezza o una moda, una tendenza o un consapevole gesto. Un souvenir culinario tipico del luogo visitato, inevitabilmente una tendenza in continua crescita.Un ulteriore aspetto che indica di certo una condizione culturale precisa.A cura di
Alberto Moioli
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Posted by admin on Ottobre 25th, 2007 filed in Spunti e Spuntini |