Buono da mangiare buono da pensare
Come è ormai chiaro, la portata del progetto “Immagini del Gusto†- inteso come una sorta di rivelatore sociale e culturale - è quella di una ricerca antropologica visuale che necessita pertanto l’approfondimento di tutti quei rapporti che il cibo intrattiene con altri ambiti umani, e che hanno come matrice comune una visione del cibo come una delle più importanti manifestazioni della cultura di un popolo.
In questo brano di Cardini, ad esempio, che per ciò che ci riguarda introduce altre possibili tracce - l’accostamento cromatico e il valore rituale del cibo – troviamo ancora una riflessione sul rapporto (o sull’identificazione) tra alimentazione e cultura:
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 “(…) All’uomo, però, non sembra sufficiente lo sfamarsi: insoddisfatto della caccia e della raccolta, ha imparato ben presto a curare il suo cibo, a elaborarlo, ad accostare per somiglianza o per contrasto odori, sapori, perfino colori. Non contento che il cibo fosse nutriente, ha voluto anche che fosse gradevole al palato e addirittura bello a vedersi. Prima di addentare la mela fatidica, Eva ne ha forse accarezzato a lungo la rotondità godendo al tatto della buccia serica, ne ha ammirato i colori, si è lasciata tentare dalla frescura dell’albero e dallo stormire delle fronde da cui spiccava il frutto (…) comunque la si affronti la storia è sempre in un modo o nell’altro storia di cose da mangiare o della loro mancanza. Il rapporto tra l’uomo e il cibo, del resto, non ha prodotto nei secoli soltanto economia e tecnologia, bensì anche riflessioni, sviluppo di auto-coscienza: in una parola, cultura. L’uomo è ciò che mangia, è stato detto: il che è verissimo, ma non solo a livello materialistico. Pensiamo, ad esempio, al valore rituale di certi cibi, ai tabù alimentari di molte religioni, al fatto stesso che il culto cristiano è basato sulle due colonne dell’alimentazione mediterranea (il pane di frumento e il vino d’uva) e ha il suo centro in un rito di teofagia. Al di là di tutto ciò, il cibo è fonte di piacere: la gola è un vizio antico, ben più vecchio dei tempi nei quali il dottor Freud ci ha insegnato che il piacere ha una ‘fase orale’ e che l’atto del mangiare e tutte le funzioni ad esso correlative sono strettamente imparentate con il sessoâ€.
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È necessario a questo punto, dopo tanto parlare del rapporto fra cibo e cultura, andare alle origini di tale ‘teorizzazione’:
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La cuisine d’une societe est un langage dans lequel elle traduit incoscemment sa structureÂ
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Era il 1964 quando fece la sua comparsa  Il crudo e il cotto. Dal rituale del fuoco all’ analisi strutturale dei miti, di Claude Levi-Strauss, saggio nel quale l’antropologo francese teorizzò per la prima volta che il passaggio dalla barbarie alla civiltà si produsse quando l’uomo primitivo si servì del fuoco per cuocere i suoi cibi.Discorso approfondito poi in Dal miele alle ceneri, 1966-67, e ne L’origine delle buone maniere a tavola, 1968.Â
Per chi avesse voglia di approfondire l’argomento, decisamente intrigante anche sotto l’ombrellone, segnalo:Â
M. Montanari, Convivio: storia e cultura dei piaceri a tavola, Roma-Bari, Laterza, 1989.
Abstract: “Il cibo e l’alimentazione sono condizionate da fattori culturali, ma ancor più le opzioni alimentari giocano un ruolo determinante nella formazione stessa della società umanaâ€
M. Douglas, Antropologia e simbolismo. Religione, cibo e denaro nella vita sociale, 1975
Abstract: “…nel cibo un substrato emblematico, come simbolo di ciò che esprime ed è un popolo, un’etniaâ€.
R. Valeri, Alimentazione, in Enciclopedia Einaudi, vol. I, Torino, Einaudi, 1977
Abstract: “Al cibo è riconosciuta l’aderenza a un preciso sistema sociale che influenza la singola individualità e i valori di un’intera culturaâ€.
R. Barthes, Miti d’oggi, 1957 [trad. it. Torino, Einaudi, 1974]
Abstract: “…cibo come oggetto culturale, che ha modificato il fenomeno della sua conoscenza e spostato il suo senso sociologico verso il retorico e il miticoâ€.
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L’alimentazione dunque come atto apparentemente semplice viene trasformato in una struttura ampia e ben più complessa: cibo e vita fanno sì che il comportamento naturale diventi culturale, nel senso di produzione d’immaginari di ogni genere (immaginari individuali, sociali, antropologici), in un continuo rimando tra l’esistente ed il sognato.
Così che quello che si mangia - o non si mangia - finisce col definire una cultura.
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Nel mangiare, il piacere si mescola alla necessità ;non ci è dato sapere che cosa richiede lanecessità e che cosa reclami per sé il piacere.Gregorio MagnoÂ
Qual può essere la cena materiale e corporale,tale conseguentemente succede la verbalee spirituale.Giordano BrunoÂ
Si conoscono gli effetti morali degli alimenti?Esiste una filosofia della nutrizione?Friedrich NietzscheÂ
Buono da mangiare, buono da pensare.Claude Lévi-StraussÂ
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Quanto all’aspetto ‘cromatico’ dei cibi accennato dal brano citato in apertura, secondo la dottrina cromobiologica gli alimenti si classificano in infraverdi ed ultraverdi; al di là delle teorie nutrizioniste che non sono oggetto della nostra indagine, Vito Teti, in “Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell’alimentazione mediterraneaâ€, ne fa una classificazione in cibi desiderabili, e cibi poco appetibili da parte delle società meridionali tradizionali in base a considerazioni fondate su di una classificazione cromatico-simbolica dei cibi, come ad esempio nel contrasto tra pane bianco/pane nero, per proseguire con la dicotomia tra mangiatori di carne rossa/mangiatori di verdura; interessante sembra anche la catalogazione popolare e di stampo tradizionale dei cibi rossi (vino, carne, pomodori ecc.) come alimenti solari, vitali ecc. e dei cibi bianchi (riso, latte ecc.) come cibi puri, disintossicanti, salubri e così via con gli altri colori del cibo: giallo, verde, nero…
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Da un punto di vista fotografico, quella cromatica è una traccia seguita da numerosi artisti; fra tutti, vi segnalo il progetto del GRA di Roma, che periodicamente propone un tema ed un colore per diverse interpretazioni creative. Al cibo, ad esempio, è stato associato il giallo.Â
http://www.genuineromanart.com/sito/home.htmlÂ
 Attilio Lauria
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Posted by admin on Ottobre 4th, 2007 filed in Spunti e Spuntini |