âIn bocca al lupoâ : è il titolo di unâampia ricerca sugli spot alimentari e i minori commissionata da Coop nellâambito della campagna âAlimenta il tuo benessereâ, coordinata da Marina DâAmato, docente di sociologia presso lâuniversitĂ Roma Tre, in collaborazione con lâOsservatorio di Pavia. Secondo la ricerca, dopo Polonia e Spagna, lâItalia è la realtĂ europea con maggiore affollamento pubblicitario; ma il punto non è solo il âquantoâ, ma la qualitĂ di ciò che viene trasmesso. Da noi, infatti, a fronte di oltre un quarto di pargoli in sovrappeso e obesi, il 36 per cento degli spot pubblicizza prodotti con quantitĂ eccessive di zuccheri, grassi e calorie.
Spot persuasivi, scrivono i ricercatori, che mirano a convincere proponendo modelli cari ai bambini, cartoni animati o collezioni di gadget e figurine. O ancora, lâaffettivitĂ della famiglia e lâautorevolezza della mamma, che legittima la scelta di un prodotto.
E non si tratta certo dellâunico allarme sulla salute dei bambini minacciati da un eccesso di pubblicitĂ : lo stesso fanno
la SocietĂ Italiana di Pediatria, lâUniversitĂ di Bergamo, insieme ai
piĂš autorevoli nutrizionisti.Â
“(âŚ)anche se i messaggi hanno una buona costruzione dal punto di vista televisivo, molto meglio di tante trasmissioni di intrattenimento” dice Maria DâAlessio, professoressa di psicologia dello sviluppo alla Sapienza “potrebbero costituire terreno di colture per malattie sociali come bulimia e obesitĂ ”. Duemila bambini sopra i 5 anni hanno visionato mille spot, il risultato è che il 19 per cento delle femmine (i maschi un pò meno) hanno detto di credere alla pubblicitĂ . Dato questo corroborato da un sondaggio della SocietĂ Italiana di Pediatria secondo la quale lâ81,6 per cento dei dodicenni e tredicenni afferma di acquistare o farsi acquistare oggetti e, soprattutto alimenti (il 55 per cento spende quasi tutta la paghetta in dolciumi), “sovrappeso e obesitĂ ” commenta Giuseppe Saggese, presidente della SocietĂ di Pediatria “sono vere patologie che stanno assumendo tra i giovani una diffusione confrontabile a quella delle malattie infettive”. Di recente anche
la Commissione Europea ha rimproverato le aziende che rivolgono ai ragazzini le proprie pubblicitĂ di snack e patatine, accusandole di ânon attuare strategie consone alla gestione etica dellâimpresaâ.Dal sito www.vitadidonna.itÂ
â(âŚ) i principali obiettivi da raggiungere, definiti nel programma d’azione dell’UE nel settore della sanitĂ pubblica (2003-2008), consistono in una maggiore consapevolezza e nel miglioramento delle abitudini alimentari senza trascurare la promozione all’attivitĂ fisica quotidiana.Una delle iniziative giĂ in atto è la piattaforma d’azione europea per l’alimentazione, l’attivitĂ fisica e la salute, che riunisce i principali rappresentanti a livello europeo dei settori alimentazione, vendite al dettaglio, catering e pubblicitĂ , delle associazioni di consumatori e delle ONG attive nel campo della sanitĂ .Comunque, tutti concordano: il consumo europeo di merendine e di snack è in continua crescita ed è stimolato da pubblicitĂ e messaggi che possono creare talvolta confusioneâ. Â
Qualcuno forse ricorderĂ la polemica seguita allâannuncio di Federalimentare di eliminare dolci e merendine dai distributori delle scuole elementari e medie, che sollevò la vibrata protesta di Confida, lâAssociazione italiana della distribuzione automatica che argomentò: Â
“Non si risolve il problema dellâobesitĂ infantiletogliendo le merendine a insegnanti e bidelli!”.Â
Per approfondimenti, è possibile consultare il sito del Ministero della Salute allâindirizzo www.ministerosalute.it  Â
Attilio Lauria