Portfolio Italia 2024
30 novembre 2024 - 05 gennaio 2025
Luigi Cipriano
SmartVisions

 Testo di Luigi Erba

Se dovessimo dare un sottotitolo al lavoro “SmartVisions” di Luigi Cipriano potrebbe essere …” Il tempo della riflessione”. Riflessione sulla fotografia oggi e nello specifico sul digitale, l’intelligenza artificiale e i relativi mezzi e materiali che ne determinano il linguaggio. E come in tutte le rivoluzioni, chiamiamole pure conoscitive, sono le tradizionali categorie di spazio e tempo a essere tirate in ballo.
Cipriano parte da immagini street… Roma, Milano, Orvieto, New York, Madrid, interni esterni con i personaggi che hanno in comune l’uso del telefonino, da cui si determina già un assoluto referente linguistico, anzi metalinguistico. Poi egli comunica tali “pittografie” all’intelligenza artificiale che trasmette i codici ad una stampante instax per una “nuova-identica” fotografia. Storia di apparenti ossimori, ma anche di iconemi che inducono ad una riflessione. Ci proviamo!

La prima è proprio con il nostro Roland Barthes, in particolare con il “suo” tempo contrassegnato dall’”interfuit” (“c’è stato”). Ormai la necessità nella fase esecutiva del rapporto storicamente imprescindibile fra il fotografo e il soggetto è vanificata dal digitale e tantomeno dall’intelligenza artificiale. Nel prodotto di Cipriano il tutto è ormai globalmente preistoria: la prima immagine di street può andare con Barthes, ma poi è ricreazione, ma ancora fotografia nella sua diversa estensione dell’oggi. È evidente che nel lavoro globale, in questa mélange di naturaleartificiale, tutto non è più nell’attimo imprescindibile, ma in una successiva cronologia, totalmente ricreata dall’ IA e dalla materia della pellicola finale: ragazzi nel metrò, per strada, sotto i porticati delle varie metropoli, donna che spinge il passeggino. Si passa infatti dal concetto di tempo dell’attimo sublime alla relazionalità contemporanea dello stesso; un tempo come groviglio tra passato presente e futuro, le relative tracce e gioco di significati e significanti come direbbe Jacques Derrida. Il lavoro dell’autore è infatti un’esperienza di tracce…casualità, progettualità, irripetibilità, analogie, materie dilatate nel tempo. Paradossalmente l’unica costante è il telefonino-protesi, documento incontrastato di questa contemporaneità. Lo scrivere e il guardarlo in modo ossessivo, anche sulle strisce pedonali!
Ma arriviamo alla scrittura, l’altra protagonista dell’immagine: l’insieme delle parole usate per intelligenza artificiale, il “Prompt Words” visivamente è parte integrante del tutto.
Immagine e scrittura, un rapporto antico come l’uomo! Senza ricordare Wilém Flusser possiamo paradossalmente dire che è sempre stato così! Pensiamo al geroglifico, alla genesi dell’alfabeto fonetico. E allora?
Quante figure retoriche: la similitudine, l’analogia, sono associazioni, sensorialmente immagini della parola, sono “conlaparola” …
” Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie” (Ungaretti), “... Mare che agli occhi ha il colore del vino... “(Omero). Tutto è vero, tutto ritorna in questo dilemma naturale artificiale. È sempre una polisemia di linguaggi e Cipriano ci sta dentro come il mare, il vino, gli alberi e le foglie.