Cenni storici sull'ex carcere mandamentale di Bibbiena
L'edificio è ben visibile in prossimità dell'ingresso sud del centro storico di Bibbiena percorrendo la Via delle Monache, oltre che prerogativa di luogo panoramico, come ad esempio la splendida vista sul Monte de La Verna.
La costruzione è databile verso la seconda metà del 1800; compare infatti per la prima volta in una planimetria catastale dell'anno 1887.
La porzione di edificio posta sul retro, di forma allungata, era quella propriamente utilizzata quale carcere. Qui, sui due livelli serviti da una scala interna, si trovavano le celle vere e proprie in numero di otto al piano terra e otto al piano primo di cui una più grande. La planimetria del carcere rivela che la struttura è stata pensata e costruita fin dalla sua realizzazione con la destinazione specialistica, ma non è stata più utilizzata come prigione intorno agli anni '60/'70 probabilmente per le precarie condizioni igieniche e di salubrità in generale.
Verso la metà degli anni '70 tra il Ministero di Grazia e Giustizia per gli Istituti di Prevenzione e Pena ed il Comune di Bibbiena inizia quindi una intensa corrispondenza per il recupero del carcere mandamentale. Causa la mancanza di fondi, i lavori di sistemazione del carcere previsti nei primi anni '80 non sono stati eseguiti e il nuovo progetto commissionato dal Comune nel giugno 1986 non ha poi avuto attuazione.
Con deliberazione del Consiglio Comunale del 21 dicembre 1989, il Comune di Bibbiena richiede al Ministero di Grazia e Giustizia la definitiva soppressione del carcere mandamentale di Bibbiena nonché l'autorizzazione a poter disporre di relativo edificio. Il motivo della richiesta di cui sopra era dettato anche dal fatto che la Pretura di Bibbiena era stata trasformata in quel periodo in sede distaccata, per cui appariva oltre modo inutile mantenere in essere la destinazione originaria dell'edificio. Il 16 aprile 1991 il Ministero di Grazia e Giustizia decreta con un atto la definitiva soppressione del carcere mandamentale di Bibbiena ed il relativo passaggio dell'edificio all'Amministrazione Comunale di Bibbiena.
Nel 2001 il Consiglio Comunale locale delibera pertanto di risanare le ex carceri di Bibbiena e approva uno schema di convenzione per l'intervento di ristrutturazione da realizzarsi con un partner privato, la Coingas.
L'ex edificio del penitenziario di Bibbiena si presentava al momento dell'avvio degli interventi di ristrutturazione in mediocre stato di conservazione, con parte della copertura crollata. Per non aggravare ulteriormente la situazione statica dello stabile comunale, l'intervento conservativo è stato approvato con Giunta Comunale del 17 maggio 2002 ed è iniziato nel settembre dello stesso anno.
Dopo circa un anno e mezzo dall'avvio dei lavori di ristrutturazione, nel settembre 2004, a quasi quaranta anni dalla sua chiusura, per inutilizzo, l'antico edificio situato alle porte del centro storico di Bibbiena, originariamente destinato a carcere mandamentale, è stato finalmente riaperto al pubblico completamente rinnovato grazie ad un attento restauro conservativo.
Per la particolare funzione cui era destinato e la tipologia fortemente caratterizzata della struttura, l'intervento sull'edificio non ne ha modificato la tipologia storica, pur rendendola fruibile, funzionale ed adattabile. La pianta esterna dell'ex prigione, a forma di "T", ad oggi invariata dopo i lavori di ripristino, è costituita da due corpi di fabbrica ortogonali, il primo più piccolo, sul davanti, il secondo di dimensioni doppie, sul retro.
La parte frontale, servita da una scala interna, era precedentemente occupata dagli alloggi dei secondini, da uffici e al primo piano da una cella per le donne. Oggi nella parte frontale della struttura si trovano al piano terra le due stanze dell'Ufficio Informazioni e al piano superiore una stanza come archivio fotografico ed altre due stanze fruibili per incontri e conferenze.
Il primo piano della struttura sul retro è servito da un ballatoio che affaccia in un corridoio centrale, il quale occupa l'intera altezza dell'edificio. Dal piano terra si può accedere alla corte esterna posta sul retro, ben protetta da alti muri di recinzione, che era utilizzata per la ricreazione dei carcerati.
Tutte le 16 celle ( 8 al piano terra e 8 al primo piano) sono utilizzate ai fini espositivi legati alla fotografia in relazione all'uso dell'immobile comunale come Centro Italiano della Fotografia d'Autore - Archivio FIAF della fotografia amatoriale.