Arte e Fotografia - Zero effetti collaterali
Dal 13 giugno al 21 settembre

L'edizione 2025 del Festival di Fotografia Italiana a Bibbiena ruota attorno al rapporto tra arte e fotografia. L'obiettivo della mostra, intitolata Arte e Fotografia - zero effetti collaterali -, è quello di far emergere come uno strumento tanto ambiguo quanto la macchina fotografica si sia trasformato da apparecchio asservito alla tecnica a mezzo abile nello stimolare importanti riflessioni sociali e culturali.


Essa ha contribuito non solo a rinnovare le correnti stilistiche tradizionali, ma anche a sollevare quesiti inerenti alla rappresentazione, all'autenticità e al ruolo dell'autore entro i confini sociali.
L'elemento scatenante dal quale questa iniziativa prende sostanza è la "consapevolezza", il dominus operativo attraverso cui il prodotto fotografico riesce a trascendere la sua dimensione materiale per fare breccia nel cuore e nella mente dell'osservatore. Parliamo dunque di una scelta coerente con il percorso sviluppato nella prima edizione del Festival della Fotografia Italiana del 2024 che, oggi, si propone di portare la fotografia fuori dai suoi binari più conosciuti.
Solo così potremo tentare di sbaragliare il suo epico confronto con l'arte - accostamento che, visto l'odierno numero sempre crescente di commistioni nei linguaggi creativi, può senza dubbio trasformarsi in un matrimonio visivo dai risultati sorprendenti.

Tutti gli autori e le autrici coinvolti in questo viaggio per immagini, ciascuno con il proprio metodo narrativo e il proprio sguardo sul mondo, sono l'emblema di una gestualità incisiva in grado di ricucire la frattura che nei secoli si è andata a creare tra immaginazione meccanica (strumento fotografico) e intangibilità artistica.
Se ci pensiamo bene, non è la prima volta che questa unione si rivela vincente. A questo proposito vale la pena ricordare l'esperienza dell'illustratore - e poi fotografo - Nadar che sul finire dell'Ottocento scelse di ospitare la prima mostra dei pittori impressionisti nel suo studio fotografico. Inoltre, è anche grazie ad Alfred Stieglitz che, mettendo in scena una mostra dai
confini espressivi estremamente labili nella sua galleria di New York, la Gallery 291, registriamo nella storia del medium un evento epocale dove immagini e dipinti si sono dimostrati capaci di dialogare in perfetta sintonia.
Addirittura, nel 1973, appare altrettanto significativa la mostra intitolata Combattimento per un'immagine - Fotografi e Pittori, organizzata presso la Galleria Civica d'arte moderna di Torino. Nel saggio introduttivo della rassegna, il critico Luigi Carluccio dichiara: «(...] Il fascino di fondo dell'immagine fotografica risiede nella sua effettiva disponibilità a riprodurre il mistero della vita».

Dunque, pur attingendo dalla dimensione
reale, anche la fotografia porta in sé una certa dose di incompiutezza. Parliamo di una poetica capace di fare del messaggio nascosto l'elemento che consente all'autore di trasportarci all'interno della sua zona d'ombra, dove l'eco dei suoi pensieri più intimi riesce ad arricchire il nostro percorso terreno. Di conseguenza, le modalità di comunicazione degli autori coinvolti non si fanno portatrici di verità assolute, bensì di interpretazioni dei più disparati stili di esistenza.
In questa sede, dai caratteri tutti italiani, che si tratti di frammenti di vita quotidiana, di scatti dal sapore identitario, di atti performativi, oppure di manipolazioni concettualizzate, le immagini si perdono l'una nell'altra, concorrendo a riscrivere le regole di un componimento artistico dove l'unica costante fondamentale risulta essere la propria unicità.

 

Denis Curti
Direttore Artistico del Festival