Il grande sogno
14 giugno - 7 settembre 2014
Chiara Samugheo
Il grande sogno

Chiara Samugheo
di Renato Longo

Sono arrivata a Milano appena diciottenne e senza un’idea precisa di cosa avrei voluto fare nella vita. Certamente non sarei tornata indietro, dalla mia famiglia a Bari. Dovevo assolutamente dimostrare che una donna poteva realizzarsi seguendo le proprie inclinazioni e mettendo a frutto le proprie qualità. Accantonata l’idea di diventare attrice, perché la naturale timidezza mi impediva anche solo di superare un provino teatrale, non potevo nemmeno riprendere lo studio del pianoforte: non avevo i mezzi e la possibilità di procurarmi lo strumento. La sorte mi venne in aiuto: una sera, a casa di un’amica, molto introdotta negli ambienti della cultura e della editoria milanese, incontro Pasquale Prunas, geniale figura di intellettuale, talentuoso grafico che nel 1945, a soli 18 anni, aveva fondato e diretto la rivista Sud, nella cui redazione si alternavano personaggi come Giuseppe Patroni Griffi, Raffaele La Capria, Anna Maria Ortese, Vasco Pratolini, Francesco Rosi, Rocco Scotellaro, Domenico Rea e altri. E’ l’incontro della mia vita. Su sollecitazione di Salvato Cappelli, reduce dall’esperienza di Omnibus, Prunas inventa il settimanale “Le Ore”. Sul numero dell’ottobre 1953 il direttore lo definisce come “il primo giornale fotografico del mondo”. Nelle intenzioni di Prunas si tratta di un giornale “da vedere”, che offre grande spazio alle fotografie relegando sovente i testi a semplici didascalie, sull’esempio di precedenti illustri come Life e Paris Match. Altra significativa innovazione introdotta da Prunas è il riconoscimento, per la prima volta in Italia, dei crediti ai fotografi. Prunas, entusiasta della sua nuova creatura, mi incoraggia verso un’attività che non avevo mai neppure immaginato: mi dona una Contax a telemetro e mi dice: “Perché non provi?” In casa mia non avevamo macchine fotografiche e non avevo proprio idea di come funzionasse; tuttavia la cosa mi interessava: comincio scattando delle foto ai personaggi che incontro in redazione o in casa di conoscenti, così, tanto per provare: Vittorini, Ortese, Quasimodo… Per la mia prima uscita, Prunas mi manda a Predappio, a fotografare i parenti di Mussolini. L’articolo viene pubblicato sul n. 46 nel marzo del 1954 col titolo: “I Mussolinidi”. Il mio esordio nel mondo del fotogiornalismo! Visti i buoni e incoraggianti risultati, mi reco a Napoli, per un reportage su don Mario Borrelli, il prete che a Napoli raccoglieva dalla strada i bambini orfani e affamati e cercava di dare loro ospitalità e istruzione nella Casa dello scugnizzo (Le Ore, n.69 settembre 1954). La fotografia comincia a piacermi anche perché mi offre l’opportunità di documentare e denunciare le cose negative che assillano il paese, ancora in fase di ricostruzione, materiale e morale, dopo la sciagura bellica. Questa convinzione ha sempre guidato le mie azioni e ancora oggi penso che aiutandoci l’un l’altro, abbandonando i propri egoismi, potremmo godere tutti di una vita migliore e più serena. Queste prime prove mi mettono in luce nell’ambiente dei giornali, dove una donna che fotografa è ancora vista come una curiosa novità (o anomalia!). Guido Aristarco, che dirige Cinema Nuovo, mi invita a collaborare con la sua rivista. Il primo servizio lo realizzo a Napoli. In compagnia di Domenico Rea (che scriverà i testi), trascorro una giornata nei bassi, fotografando soprattutto donne e bambini che vivono in condizioni di estrema indigenza. Pubblicato nel luglio del 1955 col titolo “I bambini di Napoli”, il servizio contribuisce ad accrescere la considerazione di Aristarco nei miei confronti, al punto che, l’anno successivo, mi affida ben due incarichi da svolgere durante la Mostra del Cinema di Venezia. In questa occasione avviene un fatto destinato a segnare una svolta decisiva nella mia ancor giovane carriera di fotografa. Succede che, in una pausa di lavoro, incontro per caso l’attrice tedesca Maria Schell sulla spiaggia dell’Excelsior. Per ingannare il tempo, le scatto qualche foto a colori, così, senza uno scopo preciso. Questi scatti finiscono sul tavolo di Aristarco, insieme alle foto in bianco e nero del servizio dedicato ai padroni del cinema italiano. La foto di Maria Schell viene apprezzata al punto da diventare la copertina del numero di ottobre del 1956. Il fascicolo andrà esaurito nelle edicole e Aristarco, attribuendo il merito alla mia immagine, mi affiderà il compito di realizzare molte fotografie, soprattutto di attrici, per le sue copertine. Negli anni successivi avrà modo di dire: “Quando metto una foto della Samugheo in copertina, la rivista vende di più”. Per qualche anno mi divido fra fotoreportage e ritratti di attrici, o aspiranti tali, per Le Ore e Cinema nuovo. La crisi però per questo genere di pubblicazioni è alle porte: gli italiani sentono il bisogno di evasione o così viene fatto loro credere: nei rotocalchi viene dato sempre più spazio al gossip, alla curiosità su ciò che accade nel mondo dello spettacolo e, soprattutto del cinema, che sta vivendo un periodo di grande vivacità, con molte produzioni americane che vengono a girare in Italia: sono gli anni d’oro di Cinecittà. Sul fronte dell’impegno resistono poche riviste, come Epoca e l’Illustrazione Italiana. Le altre chiudono o si adeguano. Le Ore all’inizio degli anni ’60 viene venduto. Io seguo Pasquale Prunas, chiamato a Roma a rinnovare il quotidiano Il Messaggero. Nella capitale, cinema e televisione richiamano le star e aspiranti stelline da tutto il mondo e finisco per diventare – mio malgrado – la fotografa delle dive. Molte testate, anche internazionali, reclamano le mie fotografie, soprattutto per le copertine: ne collezionerò migliaia! Sono anni di attività intensa, costretta a lavorare a ritmi di 4 o 5 servizi la settimana. Ricordo quando arrivò a Roma Liz Taylor e la redazione mi chiese delle foto da mandare subito in stampa. Mi precipito al suo albergo e l’addetto stampa della produzione mi concede pochi minuti tra un impegno e l’altro dell’attrice: in un angolo della hall dell’hotel improvviso un set e scatto rapidamente un paio di rullini, inviati immediatamente al laboratorio. Ho ricevuto proposte di collaborazione da importanti riviste americane: ad esempio Esquire voleva che lavorassi con un contratto di esclusiva, economicamente molto vantaggioso, ma avrei dovuto dire di no a quei direttori di giornali italiani coi quali, tra l’altro, esistevano forti legami di stima e affetto. Un’altra proposta mi arrivò in maniera alquanto insolita! All’epoca, era il 1964, abitavo in un casale sull’Aurelia, fuori Roma. Era circa mezzogiorno quando si presenta alla porta un signore molto distinto: “Mi chiamo Cartier Bresson e vorrei conoscerla. Ho visto i suoi lavori e li apprezzo molto.” Mi proponeva di entrare nell’agenzia Magnum. In tutta onestà devo ammettere che non realizzai subito chi fosse e cosa rappresentasse. Vista l’ora e il frigo vuoto, uscì e tornò poco dopo con un pollo arrosto con patate e un fiasco di vino. Mangiammo in salotto, seduti sul tappeto, chiacchierando amabilmente e fotografandoci a vicenda. I rapporti con le attrici che fotografavo erano molto buoni: il rapporto fra donne ci rendeva complici. Loro stesse venivano a implorarmi che le fotografassi, vuoi per i miei contatti con i giornali, vuoi perché conoscevo molti stilisti, ad esempio Valentino, che mi prestavano i vestiti da indossare. Per un’attrice, specie se esordiente, era fondamentale farsi conoscere: un servizio su un rotocalco o, meglio ancora, una copertina potevano rappresentare un trampolino formidabile per la carriera. Talune venivano da me accompagnate dalle madri che peroravano la loro causa: ricordo bene la Schiaffino, che era venuta appositamente da Genova, così come mamma Scicolone che scortava le figlie Maria e Sofia. Le mie foto sono realizzate per lo più in esterni. Non mi è mai piaciuto lo studio. Molti set sono assolutamente improvvisati in angoli di campagna nei pressi della mia casa, oppure nei parchi o in angoli nascosti di Cinecittà, fra i resti di vecchie scenografie. La fotografia di Sylvia Kristel l’ho realizzata nella piscina a casa di Sergio Leone; c’è una foto di lui che chiacchiera sornione di fronte alla Kristel vestita del solo reggicalze. Nascosta, alla finestra, la moglie di Leone per nulla divertita. Ho sempre cercato di trarre il meglio dalle donne, di mettere in risalto la loro femminilità con un tocco di sottile seduzione, senza mai imporre quello che non era nelle loro corde, che non era parte della loro personalità. Di molte di loro conservo ricordi tenerissimi, specie di quelle che non ce l’hanno fatta o quelle i cui sogni si sono infranti tragicamente. 

Biografia

Prima donna professionista, è ritenuta tra le più importanti fotografe italiane. Nata a Bari, si trasferisce giovanissima a Milano, dove si inserisce negli ambienti intellettuali della città. E’ di questo periodo l’incontro con Pasquale Prunas, che diventerà in seguito suo compagno di vita. Egli la coinvolge nell’idea di una nuova rivista fotografica, Le Ore, sullo stile di ‘Paris Match’. Le affida una Contax con cui si impegna a realizzare reportage che documentano la realtà. Comincia a lavorare anche per Cinema nuovo di Guido Aristarco, condividendone l’idea di fotografia come strumento per sgretolare il muro che separa i giovani da un mondo migliore. E’ del 1954 il servizio fotografico sulle tarantolate di Galatina (Lecce), al quale fanno seguito reportage sulle baraccopoli napoletane, su padre Borrelli, il prete degli scugnizzi e numerosi altri. Inviata a Venezia per un servizio sui costi del Festival del cinema, ritrae numerose star. La sua foto che immortala ‘Maria Schell’ finisce in copertina e la rivista vende tutte le copie. Chiara Samugheo non scatta all’insaputa del soggetto, piuttosto lo coinvolge in un gioco divertente e spontaneo: usando il meno possibile le luci artificiali, lontano dal set, instaura un rapporto privilegiato con le dive, riuscendo a realizzare semplici scatti di straordinaria bellezza. Quella foto scattata a Venezia è solo l’inizio delle molteplici collaborazioni con le più grandi testate nazionali ed estere. Copertine raffinate e servizi fotografici di attrici, di attori, registi e personaggi dello spettacolo, che le fanno guadagnare l’appellativo di fotografa delle Stelle.