The Family of Flickr
11 giugno - 4 settembre 2011

di Claudio Pastrone

Prima di iniziare a parlare di questa mostra, che ritengo di straordinaria importanza non solo per il Centro Italiano della Fotografia d’Autore, ma per tutti coloro a cui stanno a  cuore le vicende della Fotografia, desidero accomiatarmi come direttore da tutti gli amici, collaboratori e visitatori, che hanno contribuito a far diventare il CIFA un punto di riferimento importante per la cultura fotografica italiana. Il Consiglio Nazionale della FIAF, cui spetta il compito di scegliere il direttore del Centro ha fatto la scelta migliore nominando Fulvio Merlak nuovo direttore. A lui i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Un grazie sincero e totale a Roberto Rossi e con lui a tutti coloro con i quali ho condiviso la direzione; a Cristina Orlandi, la nostra sentinella; ai soci del Club Avis Bibbiena, che hanno partecipato con passione alla realizzazione degli allestimenti; ai membri del Comitato Scientifico, che hanno consentito al Centro di crearsi una solida base culturale; a tutti coloro che hanno fornito contributi testuali ed ai grafici di Riflessioni; ai responsabili di workshop ed attività didattiche; a tutti i collaboratori, ai visitatori che sempre più numerosi visitano abitualmente la nostra struttura. Ed infine un grazie a sponsor ed Enti Pubblici, al Comune di Bibbiena che ha sempre sostenuto la nostra attività.
Un grazie personale a tutti voi per avermi permesso di vivere una incredibile, splendida avventura fotografica durata più di sei anni.

 

La possibilità di veicolare in Internet le immagini è stata una vera e propria rivoluzione per il mondo della fotografia. Dapprima i siti Web hanno permesso di diffondere informazioni e fotografie.  Poi abbiamo assistito  alla nascita del cosiddetto Web 2.0 con  grandi contenitori collettivi in cui l’autore può intervenire direttamente depositando e condividendo le proprie immagini, accompagnate da un supporto testuale più o meno esteso, sulle quali il visitatore può intervenire commentando, esprimendo giudizi di merito e compiendo tutta una serie di operazioni di gestione dell’immagine.

Il Centro Italiano della Fotografia d’Autore da più quattro anni si interessa a questo fenomeno. Dapprima cercando di capirne meccanismi e problematiche ed oggi, con l’esposizione The Family of Flickr, sperimentando le possibilità di interazione tra il più diffuso social network fotografico ed un’istituzione tutt’altro che virtuale come il CIFA. Il desiderio di approfondire le dinamiche di Flickr nacque da un’occasione fortuita. Ricevetti un’email da Silvia Mariggiò, laureanda alla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma che mi chiedeva se accettavo di rispondere ad alcune domande su Flickr. Non vi nascondo la mia perplessità ed il mio imbarazzo: come avrei potuto parlare di un “qualcosa” di cui avevo sentito parlare, ma di cui non sapevo nulla? Prima di accettare mi collegai all’homepage del sito e lessi con incredulità questa frase: “Ci sono stati x upload nell’ultimo minuto”. Quella variabile x, per quella che è la mia personale esperienza, è un numero il cui valore oscilla a seconda dell’ora e del giorno tra circa 3500 e più di 7000. Il che vuol dire che, in modo approssimativo, vengono depositate in quel contenitore e condivise quotidianamente circa cinque milioni di immagini o, se preferite, oltre tre miliardi di fotografie all’anno. Per me, che in veste di direttore del Centro andavo sbandierando con orgoglio che il numero di stampe conservate nel nostro archivio superava le 45.000, fu una vera e propria mazzata. Dalle ovvie domande “Ma come è possibile?” e poi “Ma come fanno?” è nato il desiderio di cercare di capirne di più.

Ne è nata una serie di incontri e conferenze organizzate e tenute al CIFA con esperti di informatica, con docenti ed esperti di comunicazione, di social network, di diritto d’autore e con gruppi di utenti. Quello che all’inizio mi era apparso come un contenitore in cui stivare le proprie e le altrui immagini, diventava sempre di più un meccanismo complesso la cui peculiarità, come dice Michele Smargiassi nel saggio contenuto in questo numero di “Riflessioni”, non è il concetto di deposito ma quello di flusso.

Il CIFA è anche centro di studio e di sperimentazione ed il suo Comitato Scientifico ha proposto di verificare, attraverso l’analisi dei meccanismi di Flickr, quale poteva essere il risultato di un suo utilizzo per realizzare  nella sua struttura un’attività tipica quale una mostra fotografica.

Un primo esperimento fu inserito nell’evento “Io. Mi vedo così”, dedicato all’autoritratto fotografico.  Accanto ad una mostra, frutto di una curatela di tipo tradizionale, si affiancò una sezione di immagini tratte da Flickr, utilizzando alcuni dei suoi meccanismi. Fu creato un gruppo Flickr con lo stesso nome dell’evento e fu lanciato in rete l’invito agli utenti ad iscriversi e depositare (postare) un proprio autoritratto, senza alcun filtro se non quello di esser coerenti con il tema e con il limite di una sola immagine per autore. Tutti gli autoritratti postati furono messi in mostra sotto forma di slide show su monitor. Una piccola parte, scelta dal curatore, fu stampata su carta fotografica ed esposta alle pareti. Questa esperienza, realizzata con un gruppo di esperti “amministratori” ci permise di impratichirci e di tentare l’avventura “The Family of Flickr”. Dopo lunghe discussioni nel Comitato Scientifico, furono stabiliti i contenuti e gli obiettivi pubblicati nel gruppo Flickr (www.flickr.com/groups/thefamilyofflickr/) e sul sito del Centro. 

La mostra è divisa in due sezioni. 

La prima, che abbiamo definito “curatoriale”, è composta da fotografie presenti su Flickr che sono state scelte dal curatore e dai suoi collaboratori, seguendo il criterio della coerenza con ognuno dei 16 temi individuati. Gli autori delle immagini individuate sono stati invitati a postarle nel gruppo, accettandone le regole. Inoltre si è deciso di tenere il gruppo “aperto”, cioè di permettere agli utenti di Flickr di postare direttamente, senza invito preventivo, le proprie fotografie. In questo caso gli amministratori hanno svolto un’opera di “moderazione” verificandone la coerenza con le regole ed i contenuti del gruppo e del progetto. Per ultimo è stata fatta una selezione delle immagini presenti nel gruppo per stamparle sul catalogo o per appenderle in  mostra.

La seconda sezione, che abbiamo definito “autoriale”, è composta da immagini che sono state ricavate utilizzando gli automatismi di Flickr. Flickr dà la possibilità di servirsi di parole chiave (tag) per cercare immagini a cui l’autore ha associato appunto un determinato tag. Ne deriva una videata in cui compaiono “miniature” cliccando sulle quali si accede alla pagina web  dedicata all’immagine. L’utilizzo di questa metodologia è stato pensato per verificare come reagisce la “macchina” Flickr alle richieste di un utilizzatore, che si ponga come obiettivo di raccogliere immagini a cui è stato associato un determinato valore semantico, appunto il tag.

Come scrive Smargiassi nel suo saggio, dopo alcuni tentativi, abbiamo verificato che l’automatismo dell’operazione “Ricerca” inserendo la parola chiave offriva e richiedeva delle scelte da parte dell’operatore.  Al di là di queste regole di ricerca proprie di Flickr, riportate nel riquadro che accompagna questo testo, si è deciso di effettuare le ricerche accettando una sola immagine per autore, declinando ogni tag nelle 11 lingue più diffuse al mondo e scegliendo le immagini corrispondenti alle prime 10 miniature per ogni lingua. In alcune lingue e per alcuni tag compaiono meno di dieci miniature; le immagini mancanti al raggiungimento della quota fissata di 110, sono state cercate  in lingua inglese, la più utilizzata per i tag in Flickr. I 16 gruppi di immagini (uno per ognuna delle parole chiave utilizzate per la ricerca) selezionati con questa metodologia verranno presentati ognuno su un monitor dedicato, posizionato nella stessa cella in cui sono esposte le fotografie della prima sezione.

Lasciamo al più volte citato testo di Smargiassi il compito di spiegare la “filosofia” dell’operazione e trarne le conclusioni. Esaminiamo il rapporto Flickr-Utente. 

In questo testo ho usato il  termine “meccanismo complesso” parlando di Flickr. Flickr offre all’utilizzatore un lungo elenco di possibilità operative, ma i suoi ideatori e creatori ne hanno  anche definito le regole che ne permettono il corretto funzionamento all’interno dell’universo internet. Tra queste ve ne sono alcune di carattere commerciale (l’utilizzatore accede gratuitamente a molti “servizi”, ma, molto garbatamente, è invitato a sottoscrivere un’iscrizione annuale a pagamento che amplia questi servizi) ed altre che si possono definire “etiche”, cioè volte ad impedire abusi o forzature sia nei confronti degli altri utenti che nei confronti di Flickr stesso.

Un esempio importante è l’area dei diritti d’autore molto ben strutturata. Poi è in funzione un meccanismo anti spamming, di cui io stesso sono stato vittima in buona fede e vi spiego come. Una volta scelte le fotografie da mettere in mostra per la sezione “autoriale”, abbiamo invitato gli autori delle immagini prescelte ad inviarci file in alta risoluzione per poter ottenere una stampa da esposizione. Visti i tempi stretti ho mandato ad ogni autore, uno per volta,  ma in rapida sequenza, una FlickrMail con un testo uguale per tutti in cui l’unica variante era l’indicativo della fotografia richiesta. Ebbene dopo un certo numero di questi invii è comparso un avviso che mi avvertiva con parole gentili che mi era stato bloccato il servizio per spamming. Ho subito telefonato a Federico Berti, responsabile delle community Yahoo! Europa, società che controlla Flickr, spiegandogli l’accaduto e pregandolo di farmi togliere il blocco, per poter continuare ad invitare gli autori. Federico, che fin dall’inizio si è prodigato per far sì che la nostra iniziativa si potesse svolgere nel migliore dei modi, mi ha detto che il blocco era stato creato dai meccanismi automatici di controllo e che non poteva intervenire.

Questo episodio ci porta ad un’ultima riflessione. Questi strumenti molto potenti e diffusi nella rete internet mondiale per potersi reggere sia economicamente che funzionalmente, devono poter operare in modo programmato il più possibile “automatico” e con il minor numero possibile di “umani”. Questo comporta l’impossibilità per cause oggettive di instaurare dei rapporti umani diretti tra chi gestisce la “macchina”  e l’utente. Questo è forse uno dei motivi per cui nell’era di internet e della globalizzazione riescono a sopravvivere con successo organizzazioni come la FIAF e i circoli fotografici, la cui peculiarità associativa è di permettere un rapporto umano diretto tra soci e vertici, di consentire di guardare negli occhi il proprio interlocutore, di commentare dialogando in diretta le immagini.