di Claudio Pastrone
La Federazione Italiana Associazioni Fotografiche celebrerà il prossimo anno il 70° anniversario di fondazione. Per l’occasione, viene proposto il grande progetto nazionale La Famiglia in Italia. Tutti gli appassionati di fotografia sono stati invitati a fotografare nel nostro paese la famiglia contemporanea. Ne scaturisce una campagna fotografica di ricognizione che sta coinvolgendo migliaia di fotografi. Il Comitato Scientifico del Centro Italiano della Fotografia d’Autore ha pensato di offrire al pubblico e ai partecipanti al progetto una visione dei diversi aspetti di come la famiglia è stata rappresentata fotograficamente in passato. Vista la vastità e la complessità dell’argomento, si è deciso di trattare solo alcune tra le tantissime possibili tematiche in cui si può affrontare questo genere di fotografia. Nel pensare la mostra Questioni di Famiglie si è tenuto conto della configurazione fisica del CIFA, piccolo ex carcere mandamentale che offre come spazio espositivo un ampio corridoio e, su due piani, sedici celle collegate a coppie. Il concetto di famiglia, uno degli elementi fondanti della socialità umana e luogo privilegiato di relazioni, interessi, affetti e sentimenti, è stata oggetto di molte mostre fotografiche in tutte le parti del mondo. Non è un caso che l’esposizione di maggior successo in tutta la storia della fotografia sia stata La Famiglia dell’uomo, curata da Edward Steichen e inaugurata nel 1955 al Museum of Modern Art di New York. Quella mostra visitata in 37 paesi del mondo da oltre nove milioni di visitatori, si proponeva l’ambizioso obiettivo di offrire uno specchio universale delle emozioni quotidiane per sottolineare le sostanziali affinità tra gli esseri umani. Il CIFA stesso alcuni anni fa, ad oltre cinquant’anni dalla sua presentazione, ha proposto una propria reinterpretazione alla luce della dirompente novità introdotta dai social network. Altre mostre, come ad esempio Immagini della famiglia italiana in cento anni di fotografia, realizzata nel 1968 hanno affrontato l’argomento restringendo l’analisi al nostro paese e con un taglio più spiccatamente storico e antropologico. Erano gli anni in cui venivano messi in discussione i valori tradizionali della società occidentale e quella mostra, vista oggi, appare come un tentativo di capire da una parte i mutamenti avvenuti all’interno della famiglia italiana e dall’altra di verificare la capacità della fotografia di renderli visibili. E al di là del mutare delle abitudini e dei comportamenti della gente, del modo di considerare i rapporti umani e interpersonali, conseguenze tangibili delle trasformazioni del concetto di famiglia in quegli anni furono l’approvazione della legge sul divorzio del 1970 e quella sull’aborto del 1978. Come abbiamo già accennato, questa mostra non ha la pretesa di raccontare le mutazioni della famiglia nel periodo storico che abbraccia gli ultimi centocinquant’anni. È vero che è presente una sezione storica, il cui reperto più antico risale al 1855, ma le immagini esposte devono essere considerate esempi di rappresentazioni, sia dal punto di vista storico, antropologico e sociologico (vediamo gli atteggiamenti dei personaggi ritratti e il loro modo di vestire in una determinata epoca storica) sia dal punto di vista fotografico (le tecniche di ripresa e i materiali usati per la stampa, gli stilemi della presentazione dei gruppi). A fianco, troviamo una parte tratta dagli archivi della FIAF, storicamente più recente. Ci offre esempi di come il mondo della fotografia amatoriale, quello in cui l’intenzione artistica prevale rispetto a quella utilitaristica e documentaria, abbia affrontato il tema famiglia. Qui vediamo in alcuni autori la tendenza a idealizzare i concetti estetizzandoli nel tentativo di creare immagini simboliche, in altri forme di auto raffigurazione, in altri ancora ritratti in posa e colti al volo. Uno spazio è riservato ad un estratto dell’operazione realizzata dal Gruppo 66, anch’esso di estrazione amatoriale. Pur non avendo come tema specifico la famiglia, ne dà una rappresentazione documentaria, coerentemente con gli obiettivi del proprio progetto di analisi della realtà cittadina milanese degli anni ’60 e ‘70. Nelle celle sono ospitati argomenti particolari affidati a curatori diversi. Il loro sforzo è stato di presentare nel piccolo spazio di una doppia cella (solo due, dei nove temi hanno occupato una cella singola) una tematica specifica. Le scelte sono state varie: si va dalla rappresentazione della famiglia come appare sulle pagine dei giornali, a quella nelle fotografie di fuori scena del cinema italiano. Un’altra sezione prende in esame immagini che ritraggono la famiglia a tavola, un’altra vari modi di fotografare la famiglia in posa, un’altra ancora la famiglia negli anni del secondo dopoguerra. Una sezione è dedicata ad autori che hanno utilizzato il riuso della fotografia familiare con l’obiettivo di superare i confini tra tempo reale e memoria, tra autenticità e contraffazione, tra appropriazione e simulazione del reale. Non manca un’operazione concettuale che trasforma la cella in un’installazione in cui le cartoline ricordo di luoghi di vacanze diventano occasione per estrarre scene di famiglie “involontarie”. Immagini in cui lo scatto non è realizzato per rappresentare la famiglia presente nella scena, né la famiglia è consapevole della ripresa del fotografo. Un’altra installazione è dedicata alla famiglia social con una scelta di immagini tratte da Instagram. E infine uno spazio dedicato all’album di famiglia. Un album, anzi una serie di fogli d’album sono appesi alle pareti, omaggio al ricordo personale e privato di trent’anni di storia familiare e affettiva. La somma di tutti questi elementi risulta una visione complessa e interessante dei modi diversi di affrontare fotograficamente il tema della famiglia. Il visitatore non mancherà di rimanere colpito da alcune proposte e i partecipanti al progetto nazionale La Famiglia in Italia avranno la possibilità di raccogliere spunti per le loro immagini.