L'esposizione fotografica proposta da FIAF e curata da Claudio Pastrone, Direttore del CIFA, in collaborazione con l’Autrice stessa, ripercorre il cammino fotografico, lungo ormai oltre trent’anni, di Giorgia Fiorio fotografa.
Ben più di un’antologica della sua produzione, la mostra vuole essere la manifestazione di un percorso, che al di là del tempo e dello spazio fisico, ci aiuta a capire attraverso le immagini il significato profondo del suo lavoro.
La fotografia di Giorgia Fiorio non solo mostra ma, soprattutto, interroga una dimensione tra reale e immaginario che è l’essenza dell’Uomo e che va oltre la sua corporeità e la sua spiritualità. La particolarità dell’operare dell’Artista è la sua volontà di affrontare progetti a lungo termine utilizzando la capacità di astrazione del bianco e nero e la precisione visiva del medio formato.
“Un percorso di conoscenza, 1991 – 2021” raccoglie moltissime delle opere di tutti i progetti più importanti di Giorgia Fiorio.
Nel secondo decennio dal 2000 al 2010 l’obiettivo di Giorgia Fiorio è puntato sempre sull’uomo ma per esplorarne la dimensione trascendente, la relazione tra gli individui e il Sacro. Ne nasce il progetto "Il Dono" sviluppato attraverso trentotto missioni in trenta paesi diversi, il cui libro riceve nel 2009 il patrocinio dell’UNESCO. Dono, nelle sue multiple accezioni semantiche è una delle parole più antiche del linguaggio. Nella sua qualità transitiva incarna principalmente due sensi: offrire/donare e ricevere, persino prendere. Con le sue immagini è testimone del mistero della vita e della morte, che si rivela attraverso pratiche corporee come il sacrificio, la purificazione, i riti dell’offerta e del ringraziamento, alle cui origini troviamo il passato ancestrale con i cicli della natura e gli elementi, lo scorrere del tempo e la dimensione dello spazio, il mistero del sacro e del credere che pervade l’esistenza umana.
Tra i progetti principali si inseriscono due tematiche quella del paesaggio e quella del ritratto, entrambe sviluppate sempre con lo stesso spirito, quello di andare oltre alla superficie fisica della raffigurazione fotografica per condividere con l’osservatore spiritualità e trascendenza. I paesaggi di "Cumfinis" esplorano, attraverso la rappresentazione di luoghi fisici, i concetti di bordo, limite, margine, punto di separazione ma anche di fine ed inizio dove due frontiere si incontrano. E così nei ritratti esposti emerge molto di più della raffigurazione fisica del volto di un individuo, ma si innesca nello spettatore un meccanismo di introspezione psicologica che gli permette di percepire le emozioni e i sentimenti che l’Autrice prova per i suoi soggetti.