Vent'anni di Portfolio
di Claudio Pastrone
Per chi, come me, ha visto la nascita e ha seguito con l’interesse che merita, anno dopo anno, una delle più rilevanti manifestazioni fotografiche mai realizzate, è naturale cercare di fare un’analisi, cercare di capire come mai dopo vent’anni Portfolio Italia è ancora così vivo e partecipato. E lo è nel bene (tanto) e nel male (molto, molto poco).
Parto di qui. Da quel poco, ed uso l’aggettivo estendendone il senso a tutti i possibili significati: quel poco che ha fatto scatenare quest’anno una ridda di critiche, che, non lo dico per trarne subito le conclusioni, ma perché non saprei come definirle altrimenti, sono frutto della superficialità e dei personalismi di chi non ha l’abitudine e la capacità di capire ciò che gli sta di fronte. Mi riferisco alle polemiche sterili e banali che hanno accompagnato il risultato finale dell’ultima tappa di quest’anno. L’unica possibile spiegazione è da una parte un rancore personale verso non si sa bene chi o cosa, dall’altra la non conoscenza dei meccanismi della manifestazione, e poi ancora la presunzione di essere i depositari della verità assoluta, e di più il desiderio di far sentire la propria voce sfruttando la libertà che offre uno strumento efficace come la comunicazione web per proporre le proprie opinioni al maggior numero di persone.
Vale quindi qui la pena di ricordar quel tanto, cioè quali sono le peculiarità più importanti di Portfolio Italia a costo di dire cose scontate per chi lo frequenta da tempo. L’abbiamo detto più volte: è una manifestazione complessa che si sviluppa ogni anno in 10 momenti, dieci tappe ognuna in una parte diversa del nostro territorio nazionale e che ha come fulcro la lettura dei portfolio di autori da parte di esperti che, dialogando con il fotografo, interpretano i lavori proposti e suggeriscono come renderli più efficaci. Il dispositivo funziona perché molti sono gli autori che, partendo da qui, hanno maturato le proprie capacità e hanno riscosso, con i loro lavori, successi e consensi anche internazionali. Tutta l’organizzazione di Portfolio Italia, che ha la FIAF come garante, e in specifico il suo ideatore e coordinatore Fulvio Merlak, è normata e gestita dagli organizzatori delle varie tappe. Sono loro che di comune accordo stabiliscono le regole del gioco, sono loro che scelgono di volta in volta i lettori provenienti per lo più dal mondo professionale che ruota intorno alla Fotografia. Sono loro che hanno deciso di premiare ad ogni tappa i due portfolio ritenuti più meritevoli dai lettori presenti. Sono loro che hanno delegato alla FIAF l’organizzazione della manifestazione finale che affida ad una giuria indipendente, i cui membri non hanno partecipato ad alcuna delle tappe del circuito, il compito di distribuire i premi in palio offerti da uno sponsor importante, come quest’anno Panasonic, ai migliori portfolio presentati. La FIAF espone al Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, i venti lavori finalisti, accompagnati ognuno da una esegesi critica in modo che il pubblico possa meglio apprezzare di persona il risultato dello sforzo espressivo dei tanti fotografi.
Non credo di esagerare affermando che in questi vent’anni Portfolio Italia ha contribuito in modo determinante a formare una nuova consapevolezza in tutti coloro che si sono accostati in modo costruttivo alle letture. Queste hanno reso possibile a un grande numero di appassionati di sviluppare una Fotografia che comunica la capacità dell’autore di manifestare la propria sensibilità, le proprie inclinazioni, la propria cultura. Le opere esposte al CIFA e l’emozionante cerimonia di premiazione, ci offrono la possibilità di conoscere come sono varie le tematiche, i contenuti e le tecniche espressive che fanno parte della migliore Fotografia Contemporanea.