Phone Photography
di Claudio Pastrone
Questa mostra propone alcuni aspetti della fotografia contemporanea che, pur nella differenza di presentazione, tematiche e contenuti, sono già stati affrontati al CIFA in precedenti esposizioni. Mi riferisco ad esempio a “La magia della polaroid”, che ha indagato sui risultati di una pratica, nata come rivoluzionaria per la sua possibilità di produrre in tempo reale un’immagine su un supporto fisico e per le sue possibilità di “manipolazione”, e ora in via di estinzione, o “The Family of Flickr”, che partendo dai presupposti ideologici e realizzativi della mostra più visitata al mondo, “The Family of Man”, ha utilizzato gli strumenti e i meccanismi messi a disposizione dalla rete per verificarne i risultati a distanza di oltre cinquant’anni dalla sua ideazione. Oltre alle intrinseche caratteristiche visive di un’esposizione di immagini stampate su un supporto fisico appeso alle pareti di un luogo deputato alla fotografia, anche questa vuole essere una proposta per riflettere sui risultati dell’utilizzo di uno specifico strumento, in questo caso lo smartphone, da parte di Autori “consapevoli”. Sulla fotografia realizzata con il “fotofonino” sono stati scritti fiumi di inchiostro e realizzate innumerevoli esposizioni virtuali e non. Sono stati presi in esame i fenomeni derivati dalla vera novità del mezzo, ovvero la possibilità di pubblicare e soprattutto condividere con il resto del mondo le proprie immagini immediatamente dopo lo scatto. Il fenomeno Instagram con la sua diffusione planetaria, la infinita varietà di proposte e i suoi numeri di miliardi di scatti pubblicati nella rete ne è la testimonianza . E’ stata messa in risalto la possibilità di avere a disposizione uno strumento innovativo come mai si era verificato prima nella storia, “creativo” anche grazie alla possibilità di utilizzare “filtri” digitali automatici e facili da usare, estremamente mimetico, perché nato per un altro scopo, quello di comunicare verbalmente con gli altri in qualsiasi luogo ci si trovi. A Bibbiena viene offerta al pubblico la possibilità di vedere i risultati dell’uso di questo strumento quando viene utilizzato da persone che con la fotografia hanno un rapporto privilegiato, non occasionale, consapevole. Vengono presentati lavori che nascono da esigenze e progetti specifici, diversificati tra loro, dichiarati dagli stessi autori nei testi che accompagnano la mostra. Ne nasce una panoramica interessantissima dove, da una parte la riconoscibilità dell’autore noto per la sua produzione viene messa a confronto con opere realizzate con uno strumento specifico e particolare, dall’altra fa emergere quelle esigenze di comunicazione soggettiva che la produzione professionale, scandita da ritmi e tematiche imposti dalle esigenze della committenza, non consente, permettendo quel grado di libertà espressiva che solo i progetti personali riescono a valorizzare. Ciò che emerge dalla mostra è anche la grande varietà dei temi affrontati e il diverso modo di presentarli sulle pareti di un luogo espositivo così caratteristico come l’ex carcere in cui ha sede il CIFA. Proprio per valorizzare la vena creativa, la curatela della mostra è stata adattata alla personalità ed alla produzione dell’autore: in molti casi sono stati individuati lavori specifici già noti ai curatori, in altri è stato richiesto di proporre opere che rientrassero nello spirito del progetto espositivo. Questa esposizione ha quindi l’ambizione non solo di proporre al pubblico opere “da vedere”, ma di indagare sulle tendenze, di scoprire le motivazioni, di capire la personalità degli autori a confronto con uno specifico strumento che va al di là dell’oggetto specifico di ripresa per diventare mezzo di comunicazione e condivisione nella rete. Per questo motivo è stato organizzato un incontro aperto al pubblico che metterà a confronto gli autori presenti all’esposizione con due membri del Comitato Scientifico del CIFA: Giovanna Calvenzi, curatrice della mostra e Michele Smargiassi, che da sempre indaga sul rapporto tra fotografia e fenomeni sociali.