Un 17 che non ha portato sfortuna
di Claudio Pastrone
Non sono superstizioso, anzi ho sempre considerato questa credenza di natura irrazionale come un modo rinunciatario di trovare giustificazioni ad eventi, di cui non riusciamo a capire e dimostrare la causa. Però, quando sul finire di febbraio dello scorso anno, Fulvio Merlak per primo, ma anche tutti coloro che sono coinvolti nell’organizzazione di Portfolio Italia, presero coscienza di cosa poteva accadere ad una manifestazione così complessa e lunga un intero anno, un pensierino lo feci anch’io. Viene definita con una parola derivata dal greco antico, che per me risulta ancora oggi (al liceo il greco era materia che mi affascinava, ma da cui ottenevo pessimi risultati in termini di voti) quasi impronunciabile: eptacaidecafobia, la paura del 17 che porta sfortuna.
Neanche a farlo apposta, Portfolio Italia 2020 è stata la 17esima edizione e gli effetti secondari della pandemia di Covid-19, l’impossibilità di spostarsi e di trovarsi insieme “in presenza” (parole raramente usate in precedenza che evocano il piacere di continuare una vita sociale normale), avrebbero di fatto bloccato un’attività basata sull’incontro e sul dialogo diretto tra persone. Fortunatamente la superstizione non fa parte del modo di pensare e agire dei componenti della FIAF, che con una capacità di reazione degna di una grande organizzazione, non solo hanno trovato il modo di superare l’impasse, ma hanno addirittura messo le basi per continuare, e sotto certi aspetti migliorare, le relazioni tra i propri associati. In poco tempo e senza aver maturato precedenti esperienze significative in proposito, l’idea di organizzare letture portfolio on line, che non solo mettessero in relazione diretta il lettore con l’autore, ma rendessero pubblico il loro dialogo, è stata messa a punto e resa disponibile per quelle manifestazioni di lettura che avevano già definito le proprie date, poi coincidenti con le restrizioni. L’entusiasmo per aver superato un brutto scoglio, senza danni per la nave, ha poi contagiato anche autori e pubblico, tant’è che i dati complessivi di partecipazione all’edizione 2020 sono stati tra i più alti nella storia di Portfolio Italia, dimostrando ancora una volta il successo di una manifestazione che, leader del settore, ha contribuito in forma determinante alla diffusione della cultura del portfolio fotografico come mezzo espressivo della creatività autoriale. Delle 10 tappe previste, tutte si sono realizzate: sei online e quattro in presenza. Se un plauso deve essere tributato agli organizzatori delle tappe online, bisogna riconoscere meriti forse maggiori a chi ha saputo organizzare le tappe in presenza, adattando organizzazione e ambienti ai vincoli posti dalle norme per salvaguardare la salute pubblica. Per non parlare della qualità dei lavori proposti per le letture, che conferma la continua crescita della capacità degli autori di esprimere progetti fotografici, in cui forma e tematiche si completano in risultati di tutto rilievo. Quella che all’inizio era sembrata una disgrazia, si è poi trasformata in una vittoria, che è servita da trampolino di lancio per altre iniziative della Federazione, come le videoconferenze organizzative e culturali proposte con vasto successo agli appassionati di fotografia.
Il fatto che l’inaugurazione della mostra al Centro Italiano della Fotografia d’Autore sia stata rimandata a causa dell’impossibilità di aprire la mostra al pubblico, ci ha posto il problema di come far conoscere i venti lavori selezionati nelle 10 tappe del circuito. Per la prima volta nella storia di Portfolio Italia, si è deciso di completare la manifestazione aggiungendo alle varie iniziative, una serie di quattro videoconferenze coordinate da Fulvio Merlak. In ognuna di esse sono stati proposti cinque portfolio, ciascuno commentato dall’autore, da un lettore da lui designato e dal critico incaricato di presentare il portfolio. In questo modo, un numero consistente di appassionati, fino a 500 per serata, ha potuto non solo osservare i lavori selezionati, ma anche sentirne descrizione e note critiche. Questo ha permesso di raggiungere anche un pubblico che in precedenza non aveva mai avuto occasione di avvicinarsi a Portfolio Italia in modo così esaustivo e, siamo convinti, abbia stimolato il desiderio di andare a Bibbiena per ammirare i lavori alle pareti del CIFA. Siamo certi, e non siamo i soli, che il portfolio, concepito come complesso di immagini legate tra loro, possa essere apprezzato in pieno solo osservandolo dal vivo all’interno di uno spazio espositivo: solo così si ha l’opportunità di valutare l’opera nel suo complesso, nella giusta sequenza, senza perdere quel fattore essenziale che nessuna visione on line può trasmettere: la matericità dell’opera.