Belle
di Roberto Evangelisti
Il successo comunicativo nell’affrontare le tematiche sociali è, essenzialmente, frutto della capacità di sintonizzarsi con le situazioni rappresentate, sintonizzarsi significa capire e tenere un atteggiamento di umana partecipazione. Operativamente limitarsi a descrivere il presente con rispetto, sicuramente testimoniando, ma anche interpretando, attraverso l’immaginazione.
“I limiti dell’interpretazione sono i limiti della conoscenza, in modo analogo in cui i limiti dell’immaginazione sono i limiti della conoscenza” (Arthur Danto).
Per l’autrice non sarà stato facile muoversi tra i soggetti. Esiste sempre il sospetto che il fotografo non sia un osservatore neutrale, occorre essere accettati, non far sentire l’apparecchio fotografico come un insopportabile intruso. Diceva Bresson “il soggetto è un po’ la nostra vittima. Lo scatto come una puntura d’insetto, bisogna raggiungere il soggetto in un momento di silenzio interiore, nella maniera più leggera possibile”… Così è stato fatto da Natascia Aquilano nel suo “Belle”.
La narrazione è precisa ed esaustiva perché i personaggi sono “immersi” in dettagli significativi che, usati come rafforzativo, completano la comunicazione allargandone il significato e suggerendo per assenze la vita che si svolge nel quartiere. L’analisi delle posture dei soggetti testimonia che ha saputo lavorare in maniera non invadente ma, comunque, predatoria per la conquista di quell’espressione, di quel momento di luce.
Non c’è enfasi, ma sano realismo. Non dispersivi “tableau vivant”, ma immagini sintetiche che supportandosi vicendevolmente fanno emergere tutto il potenziale metaforico e narrativo.
Coraggiosa la scelta di un colore saturo del quale ha saputo mantenere una difficile unitarietà tecnica in fotografie realizzate in ambienti e momenti diversi.
Dobbiamo convenire che Natascia Aquilano ci fornisce un potente messaggio attraverso un’estetica del significato che travalica il pur validissimo aspetto formale.
Biografia
È fotografa freelance con base a Roma. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, inizia a maturare un interesse sempre maggiore per la fotografia, intesa non soltanto come mezzo puramente informativo e descrittivo, ma come potente strumento comunicativo per raccontare e raccontarsi. I suoi studi iniziano da autodidatta, approfonditi in seguito presso l’ISFCI (Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata) di Roma e il WSP photography sempre a Roma. La fotografia sociale e documentaria da sempre è al centro dei suoi principali interessi, ambito che continua costantemente ad approfondire con letture, incontri, ma soprattutto sul campo. Raccontare l’uomo e le sue storie, addentrandosi pienamente in esse, rappresenta per lei un modo per scoprire l’umanità che ancora ci circonda e imparare da essa. Con occhi sempre curiosi e un ascolto attento e rispettoso, ha svolto lavori in Africa, in Asia meridionale, nel Sud-Est asiatico, nell’Europa orientale e in mondi quasi sconosciuti, seppur a lei più vicini.