di Claudio Pastrone
Anche la VII edizione della Biennale dei Giovani Fotografi Italiani, realizzata nell’ambito della manifestazione Fotoconfronti al Centro Italiano della Fotografia d’Autore, in collaborazione tra la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche ed il Circolo Fotografico AVIS Bibbiena, ha dovuto fare i conti con quello che verrà ricordato come l’evento pandemico che ha coinvolto l’intero pianeta e di cui oggi non ci è ancora possibile capire quando avrà fine. Nell’evoluzione della Terra e nella storia dell’uomo in passato sono accadute calamità che ne hanno modificato il corso, ma mai come in questa occasione tutti gli esseri umani ne sono stati, chi più chi meno, interessati, per la rapidità e la facilità con cui si sono diffusi non solo i contagi ma anche le notizie che li riguardano. Al di là dei fatti e dei lutti che ci hanno coinvolto, è certo che la pandemia ha modificato non solo le nostre abitudini, ma anche il modo di rapportarci con il mondo esterno e con noi stessi. La Biennale avrebbe dovuto tenersi un anno fa, ma, come tantissime manifestazioni aperte al pubblico, è stata rimandata ad un momento che permettesse il suo svolgersi pressoché regolare.
Come nelle precedenti edizioni, due sono le caratteristiche che contraddistinguono questa manifestazione da altre simili rivolte ai giovani: la prima è che l’invito alla partecipazione è rivolto sia a singoli autori indipendenti che alle scuole d’arte e fotografia, con la particolarità che queste si presentano con lavori di singoli allievi collettivamente coordinati e indirizzati da un proprio docente. La seconda è che gli autori sono invitati a pensare il prodotto finale della propria creazione, la sua esposizione al pubblico, in modo tale che tenga conto delle possibilità e dei limiti di uno spazio a disposizione, nel caso specifico, una delle celle che compongono il Centro Italiano della Fotografia d’Autore. Questa autonomia e responsabilità dell’autore nei confronti della presentazione della propria opera al pubblico assume anche un preciso contenuto formativo in quanto lo impegna a concepire il lavoro in modo completo dalla parte ideativa fino a quella espositiva.
La pandemia era da poco scoppiata e si cominciava a percepire ciò che ci stava accadendo quando fu annunciato il tema di quest’edizione, che pur delimitando in modo specifico l’argomento, lasciava agli autori un’ampia libertà interpretativa: In viaggio, tragitti del corpo e percorsi della mente. È molto probabile che le restrizioni alle libertà di movimento e le conseguenze psicologiche imposte in questo periodo, ma anche l’allusione nell’enunciazione del tema ad altri tipi di itinerari, abbiano contribuito a indirizzare il modo di affrontare l’argomento da parte degli autori. L’idea di viaggio, comunemente associata allo spostamento da un luogo fisico ad un altro, è stata interpretata dai nostri giovani in modo più ampio. Sono andati oltre, applicando ai contenuti dei propri lavori una concezione del viaggio metaforica, interiore, concettuale, immaginata, attenta ai problemi del pianeta e alle conseguenze della tecnologia. Una caratteristica di tutti i lavori è la loro complessità.
Si sta consolidando la tendenza ad un uso della fotografia slegato dai vecchi schemi. La fisicità del processo di produzione, la centralità dello scatto come prelievo e interpretazione di una porzione del reale per diventarne rappresentazione, la bidimensionalità dell’opera e dell’insieme delle singole immagini concepite per essere viste come oggetti, ognuno con una propria autonomia visiva, la narrazione lineare e la sequenza temporale, sono tutti elementi che, pur se presenti in questi lavori, non ne sono più la base espressiva. Al loro interno troviamo discontinuità stilistiche certamente volute dall’autore per sottolineare i diversi modi e i diversi punti di vista con cui si può mettere l’accento su un particolare visivo. In questo modo i frammenti di visione proposti assumono una forza espressiva propria, una carica concettuale ed evocativa che permettono all’osservatore di entrare nel profondo del lavoro e allo stesso tempo di crearne proprie suggestioni e percorsi personali.
Proprio perché, come già abbiamo scritto, questi lavori nascono tenendo conto di spazi espositivi particolari quali le celle del CIFA ed hanno uno sviluppo complesso, diventa indispensabile vederli dal vivo. Gli spettatori che potranno osservarli riusciranno a cogliere tutte le sfumature di questi opere. Ricordiamo infine che la manifestazione Fotoconfronti, ospita, nelle giornate inaugurali, oltre alla parte espositiva della Biennale, non solo altre esposizioni, ma anche una serie di incontri che mettono in contatto i giovani autori e le loro opere con docenti, esperti ed il pubblico.