La Serra
Opera Vincitrice - Sezione Autoedizione
La serra come luogo di costrizione, di reclusione. Un mondo chiuso, confinato tra barriere trasparenti. La natura veicolata dall’uomo o (ecco la visione) interpretata dalla sua arrogante presunzione. La natura però è forte e determinata, forte nel rigenerarsi tra superfici e interstizi sfuggiti alla sorveglianza dell’uomo, determinata nel riconquistare il suo spazio, il suo essere. L’incontro di due mondi con differenti esigenze genera nuove forme espressive, una natura contaminata produce aberrazioni, ed ecco quindi la serra diventa museo: bassorilievi di uccelli in voli predatori e farfalle in caotiche danze di morte, paesaggi fiamminghi e quadri d’arte contemporanea, installazioni, decomposizioni… e lui, Attila, grottescamente reinterpretato.
Carlo Panza nasce a Viterbo nel 1957 e inizia a fotografare a metà degli anni ottanta, rivolgendo il suo interesse inizialmente al paesaggio urbano, allo still-life e al ritratto per poi indirizzarsi in maniera definitiva, nel 1995, verso la fotografia di paesaggio, sia come rappresentazione del territorio sia come ricerca personale. Dal 2005 fa parte del Gruppo Fotografico Magazzino120 di Viterbo e dal 2010 ne è il presidente. Insieme ad alcuni componenti del gruppo, dal 2006, organizza mostre collettive, incontri, workshop. Tra il 1990 ed il 2013 ha partecipato a workshop ed incontri che gli hanno permesso di acquisire nozioni di tecnica, composizione e linguaggio fotografico.