Il Mango
di Daniela Sidari
Il territorio africano è afoso, arido e per chilometri e chilometri si incontrano solo sabbia e pietraie; in questi luoghi, il calore del sole è troppo forte e la chioma di un albero porta ombra, riparo ed adeguata ventilazione; è per tale motivo che dove c’è un albero si è sicuri di trovare un villaggio. Camerun: l’albero del mango è il fulcro del villaggio di Abam, piccola comunità invisibile per le mappe e che si trova a pochi chilometri da Akonolinga. Quest’albero, situato a ridosso di una strada di recentissima costruzione, è linearmente al centro del villaggio. Con queste parole Mauro connota il suo essere stato in un luogo preciso. L’autore narra attraverso lo strumento fotografico e con atto consapevole decide di essere soggetto osservante e spettatore abile nel far scattare l’otturatore durante lo scorrere del tempo. Predispone un’unica inquadratura che mantiene più o meno simile per tutto il racconto, in tal modo, l’albero di mango diviene la quinta scenica, la piazza-scenario dello svolgersi di eventi privati. Lo spazio sotto la sua larga chioma si popola di figure, personaggi, attori che si avvicendano sul palco della vita mentre la luce e l’ombra scandiscono le differenti ore della giornata. Sotto l’albero si svolge la vita dell’intero villaggio, senza la sua ombra non ci sarebbero attività possibili e probabilmente non ci sarebbe neppure il villaggio. La fotografia coglie gesti ed accadimenti: sotto il mango possiamo riconoscere, solitaria, una figura alta e snella in un vestito dai variopinti colori ed un cane; sotto il mango si muovono i primi traballanti passi di un bimbo, sotto il mango si cucina, si lavora, si riposa; sotto il mango si lavano i panni, si riparano biciclette, si radono i capelli, si fa il bagno e ci si dedica alla cura del corpo, si gioca, si danza, si raccontano storie. L’uomo con la sua presenza/assenza è l’elemento narrativo; sotto l’albero di mango scorrono piccole e grandi storie quotidiane. Storie di vita di un villaggio africano.
Biografia
Nato a Macerata nel 1979, è appassionato di fotografia sin da bambino quando compra la sua prima Zenit. Amante della natura e del paesaggio, essi sono da sempre i suoi soggetti prediletti. Nel 2007, col patrocinio del comune di Camerino, realizza la mostra “Il cuore non ha rughe”, ritratti in una casa di riposo. Nel 2008 viaggia in solitaria per cinque mesi in India e Nepal: dagli scatti nasce nel 2010 il lavoro “8 Dollari” con cui si classifica 2° al IX Portfolio dell’Ariosto. Partecipa a workshop con Nino Migliori, Piergiorgio Branzi, Davide Cerati, Marianna Santoni, Giovanni Marrozzini, Cesare Colombo, Coskun Asar e Massimo Siragusa.