Napoli Est
di Maurizio Lupi
Pubblico e privato quando vanno a braccetto fregandosene degli interessi della collettività creano mostri. Mostri difficili da estirpare perché si replicano per partenogenesi in un ambiente dove il Dio del Male estende le proprie radici in tutte le direzioni dello spazio vitale dell’uomo. Oltretutto è un male scientemente pensato e poi realizzato dall’uomo se l’architettura fin dalla fase progettuale non concede e non riconosce dignità all’indigenza dell’uomo. Due edifici-carcere che si contrappongono e si soffocano a vicenda ed una sopraelevata che entra direttamente in casa ci danno immediatamente il polso della situazione. Ma la replica del male produce mostri con alterazioni genetiche. E dal male architettonico si passa direttamente al male abitativo. Questi di Napoli Est da “nonluoghi” già sulla carta sono diventati direttamente nonluoghi reali senza neanche passare per una fase intermedia. Cosa è un nonluogo? E’ uno spazio dove il singolo individuo non interagisce più di tanto con gli altri individui. Per esempio autostrade, ascensori, stazioni, etc. L’esatto contrario dell’agorà, della piazza, dove gli esseri umani si incontrano e condividono la propria vita. Ecco, Napoli Est doveva e poteva essere un luogo, una agorà umana, invece è stato partorito ed è cresciuto come un nonluogo. Ogni individuo vive la sua razione quotidiana di solitudine nonostante la asfissiante antropizzazione da campo di concentramento. Flavia Menghi riesce a darci un quadro significativo di questi mostri del male ricorrendo sapientemente all’uso della metafora. Reti per i reticolati da campo di concentramento, autostrade per i giardini condominiali, murales aggressivi per l’apologia del male, lampada rotta per la vita senza luce. Nella immagine di chiusura riesce poi magistralmente a concentrare il significato ultimo del suo racconto. La statua del Cristo rotta e semisommersa nella pozza d’acqua e l’automobile di sfondo nel suo mosso infinito parlano senza parole. Sembra che ci dicano: “Qui Dio è morto, l’unica cosa da fare è fuggire. Sì fuggire, ma dove?”.
Biografia
E’ nata a Macerata nel 1958. Autodidatta, sviluppa interesse per le arti visive e si accosta alla fotografia nel 2009, interessata ed orientata al racconto fotografico ed alla fotografia di strada. Partecipa a seminari e corsi fotografici. Ha esposto in mostre personali e collettive: Como (2010), Spazio Ta (Fermo 2011), Teatro Bellini (Napoli 2012), Porto Sant’Elpidio e Sestri Levante (2013), Sassoferrato (2014). Con il portfolio “Quartieri spagnoli” è stata nominata Autore dell’anno 2014 FIAF- Regione Marche.