Mare
Fotografo il mare durante i miei viaggi di lavoro e lo faccio per puro piacere. È la necessità di avere un diario fatto da ipotetiche immagini di backstage che seguono la mia vita. Sono innamorato della sua forma essenziale e della sua imprevedibile vitalità. Lo trovo straordinario, ma sono attratto dalle persone che lo vivono come un paesaggio dovuto, con una relativa indifferenza. Posso stare per ore fermo, a osservare un punto all’orizzonte, senza mai vedere la stessa cosa ripetersi uguale a prima. È forse l’elemento della natura che si avvicina di più alla mia idea di cosa è la fotografia. È il palcoscenico ideale, il fondale fotografico perfetto davanti a cui viene messa in scena la vita degli uomini. Spesso questi personaggi diventano successivamente gli attori ritratti nei miei lavori, le loro storie entrano a far parte dei miei progetti. Le foto in mostra sono solo piccoli appunti con me stesso. Non fanno parte di un racconto coerente, non hanno un inizio e una fine né uno stile formale ben definito, sono un po’ come le onde. Un personaggio che viveva sul mare diceva che non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla. E questa forse è la vera motivazione per cui faccio questo bellissimo lavoro.