8ยช Biennale dei Giovani Fotografi Italiani
16 settembre 2023 - 12 novembre 2023
Fondazione Studio Marangoni
Sezione Scuole

In limine
di Bärbel Reinhard

Interno ed esterno sono delimitati e connessi attraverso la soglia che si pone allo stesso momento come luogo di cesura e d’incontro. Il limite diventa la zona comunicante tra due spazi, il punto di passaggio. Questi lavori dei nostri studenti del Corso Triennale di Fotografia e New Media sono frutto di una riflessione sull’interiorità e sullo sguardo verso il fuori, verso l’altro, ma anche sull’idea della soglia tra spazi personali e collettivi, tra intimità e società e l’importanza di comunicare. In “Pick me up”, Leonardo Bocci cerca, tramite un’app d’incontri, persone di qualsiasi gender, età e aspetto, per fotografarli nei loro spazi intimi. Queste immagini sono la testimonianza di uno scambio di pensieri tra sconosciuti, dove in un arco di tempo limitato il soggetto si affida ad una persona estranea, la fa entrare nella propria abitazione e si fa ritrarre, aprendosi ad uno sguardo più profondo, oltre la superficie e i filtri. “Cretto” di Gabriele Fossi indaga invece la soglia tra il dentro e il fuori attraverso un progetto sull’acqua e l’intervento umano che altera il suo equilibrio. Come elemento primordiale sottoposto fortemente ai cambiamenti climatici, la stessa acqua, di provenienza disparata, viene fotografata diventando parte integrante della componente materica dell’immagine: l’acqua, inserita nella chimica di sviluppo della pellicola polaroid, altera l’immagine, creando un nesso tra l’interno e l’esterno che ci porta a riflettere sull’impatto dell’uomo sull’ambiente e l’effetto più o meno prevedibile di questa alterazione. Nella ricerca visiva sull’identità “Something beneath” di Bianca Giorgetti, una pellicola semi-trasparente separa i vari livelli. Tra l’aspetto esteriore, la superficie del corpo che viene percepito dagli altri, e il livello sottostante, l’istinto, la spontaneità, la libertà, si instaura una correlazione. Piccole figure e parti del corpo, autoritratti in bianco e nero opacizzati, effimere e quasi astratti, si completano a vicenda con immagini di natura. La sovrapposizione degli strati, anche frammentaria, crea una percezione fluida del sopra e del sotto, ma anche del “tra” della soglia, sfalsato e mutevole, ponendoci davanti ad un immaginario nuovo, un insieme di dentro e fuori. “Non lo si può udire mai” di Aurora Montecucco riflette invece su un posto immaginario, uno spazio esteso, senza confini e senza leggi, in cui si incontrano e crescono i pensieri. È il silenzio questo spazio in cui tutto esiste, tra noi soli e con gli altri. Traducendo questo concetto in immagini cariche di calma e tensione allo stesso momento, si chiede: “E se fosse quindi nella pausa, quel ponte tra la nostra mente e il mondo esterno, che tutto prende forma?“ Raphael Schettini racconta in “21 but who’s counting” l’importanza delle relazioni affettive con famiglia e amici. Vivendo e viaggiando sempre tra due Paesi e culture, il Belgio e l’Italia, unisce un flusso di immagini scattate con il mezzo a disposizione sul momento, dalla macchina a pellicola usa e getta alla reflex, dal cellulare alla compatta, senza una organizzazione premeditata e in un diario visivo. Una tessitura molto densa di tutte le esperienze - siano positive o negative - e semplici gesti quotidiani che vengono uniti in un flusso d’immagini ci rendono partecipi. Captati in maniera spontanea, sincera e talvolta anche spietata, gli altri, anche incoscienti dell’essere soggetto, diventano lo specchio dell’autore in un insieme di immagini nei quali identificarsi.