L’Autore è testimone ben accettato della movida notturna nella zona di Palermo che va dalla Vucciria alla Magione. Le venti fotografie di Russo, dalle cromie forti, aprono spiragli su quella novella corte dei miracoli dove tutto è possibile. Sono tanti gli attori per quel teatro di ombre, sono tanto diversi tra loro e uguali nella privata partecipazione, i costumi indossati sono omologati da uno stile unico, quello della protesta contro qualcosa. Guardando le fotografie si avverte l’accendersi di una sarabanda di strèpito disordinato; voci di venditori che offrono stigghiole e panelle sotto fioche lampade. Pochi sorrisi su quelle facce emaciate, occhi di donne incavati e contornati da molto rimmel e ombretto. I pochi sorrisi cominciano ad accendersi nella fase della serata che precede la sbronza, poi risa sguaiate; neppure una effusione amorosa ne fa scaturire un sorriso di beatitudine. Russo ha rappresentato una notte delle tante particolari a Palermo; lo ha fatto usando una fotografia che assolve in pieno quello a cui è destinata, la testimonianza di un posto e situazioni particolari.  

Nel dissoluto modo di intendere quelle serate vissute tra il tanfo di rum, birra, farina di ceci cotta e milze, baci indifferenti, musiche stonate va avanti la movida a basso costo nel ventre molle di Palermo e va avanti così, forse senza tanti perché per quelle esistenze immotivate; altre scene si presenteranno ogni sera all’obiettivo di Russo, il lavoro è in progress, del resto!