Portfolio Italia 2016
26 novembre 2016 - 05 febbraio 2017
Simona Bertarelli
InVase

di Isabella Tholozan

Dov’è l’arte, quando l’opera rimane inespressa, quando restano solo la tela, il cavalletto, i colori e la cornice, quando rimane solo il rumore, sfondo a quelle uniche tracce delle forme che non appartengono a nulla e che tradiscono i buoni propositi dell’intenzione? Che cosa rimane, quando la ricerca “invasata” del capolavoro assoluto produce solo orme, destinate a svanire, e rumori di fondo? E’ forse quest’opera abortita, sfregiata più che mancata, il “capolavoro”? Honoré de Balzac risponde a queste domande nell’opera “Chef-d’oeuvre inconnu”, io, con imperdonabile immodestia, desidero utilizzarle a introduzione dell’opera di Simona Bertarelli perché credo sia insito nella natura umana il voler ricercare, nel compimento delle proprie azioni, un ideale di pensiero che sia in grado di gettare ponti all’interno di quel rumore di fondo, affinché non si trasformi in “silenzio” ma in “capolavoro”. Il titolo, “InVase”, predispone a questa trasformazione, perché l’invasato è preda di una passione furiosa, conquistato dall’assalto di qualcosa senza che questo qualcosa stabilisca un nuovo governo, decretandone alla fine la sola frustrazione per aver subito un’altra insopportabile ingiustizia. E quale ingiustizia più grande, per una donna, dover sottostare alle leggi naturali che, in modo del tutto paradossale, decidono la negazione del dono più grande, del compimento di quell’architettura divina, la maternità appunto, capolavoro assoluto dell’essere vivente. Simona Bertarelli trasforma tutto il rumore di fondo, scaturito dal suo dolore, in un’opera fotografica coraggiosa e colta, dimostrando, nello svolgimento di tutto il processo creativo, il raggiungimento di una consapevolezza interiore che va oltre la narrazione di uno stato, ma affronta la faticosa operazione della risoluzione. Un percorso sviluppato grazie ad immagini che rimandano alla teatralità della tragedia classica, dove la scelta bicromatica evoca una figura femminile mitologica, una Demetra dispensatrice di simboli che sanciscono una realtà tutta femminile, che deve fare i conti con il tempo e con la frustrazione costante della delusione. Il contrappunto a questa realtà InVasa è la rappresentazione velata del sogno, assegnata a dieci immagini scattate con Polaroid a colori e rielaborate con la tecnica del “lift off”, alternate alle dieci immagini digitali in bianco e nero in un gioco di alternanze e rimandi a indicare ciò che potrebbe essere da ciò che invece è. Il “capolavoro” è compiuto, il silenzio è rotto e il rumore di fondo, nella conclusione della sua opera, è svelato. 

Biografia

Laureata in Sociologia, Comunicazione e Marketing, si avvicina alla fotografia 3 anni fa. Grazie al Photo Club Eyes di San Felice sul Panaro (MO), di cui è orgogliosa membra, ha scoperto l’uso della fotografia come espressione creativa. E’ grazie a Silvano Bicocchi che si avvicina alle opere fotografiche a portfolio, in cui trova massima possibilità espressiva. I suoi lavori ad oggi: Casa Usher, presentato al Festival di Colorno 2014; Lune di Ghiaccio, presentato a FacePhotoNews di Sassoferrato 2015; MareMundi, presentato a Colorno 2015 ed esposto al FacePhotoNews 2016, come opera a tema “Silenzio”; “Angeli Silenziosi” e “Sulla Soglia”, progetti realizzati in collaborazione con Paolo Ferrari per Tanti per Tutti ed ora esposti presso il Policlinico di Modena.