Portfolio Italia 2020
15 maggio 2021 - 04 luglio 2021
Marco Bonomo
Prospettiva A - ecco Valle del Sacco
Prospettiva A - ecco Valle del Sacco
di Massimo Agus
La fotografia sin dal suo apparire ci ha indicato che ogni cosa una volta fotografata può essere oggetto di uno sguardo formalmente ed esteticamente appagante. Basti pensare all’immagine di William Fox Talbot The Open Door del 1843, e soprattutto alle parole di commento con cui accompagna la stampa del suo calotipo. Solo il fatto che un autore abbia scelto di inquadrare un determinato segmento di realtà, diventa infatti immediatamente un’operazione che suscita e indica la necessità di approfondimento estetico, direttamente rivolta al nostro sguardo avido di immagini.
E così sembra accadere osservando il lavoro di Marco Bonomo “Prospettiva A - ecco Valle del Sacco”. La tesi dell’autore appare dispiegarsi molto chiara e coerente, facendoci percepire questa parte martoriata del territorio laziale attraverso una sua precisa lente di interpretazione. Scorrono così una serie di scatti connotati da una aggettivazione puntuale e sapiente che ci conduce a leggere questi luoghi come tristi, desolati, abbandonati, solitari, sporchi, inquinati, fatiscenti, mortificati, decolorati.
E così sembra accadere osservando il lavoro di Marco Bonomo “Prospettiva A - ecco Valle del Sacco”. La tesi dell’autore appare dispiegarsi molto chiara e coerente, facendoci percepire questa parte martoriata del territorio laziale attraverso una sua precisa lente di interpretazione. Scorrono così una serie di scatti connotati da una aggettivazione puntuale e sapiente che ci conduce a leggere questi luoghi come tristi, desolati, abbandonati, solitari, sporchi, inquinati, fatiscenti, mortificati, decolorati.
Anche la sequenzialità visiva degli scatti inseriti nel portfolio si impegna a costruire questa sensazione, disponendo accanto a immagini orizzontali simmetriche, statiche e distaccate, altre verticali, sbilanciate, apparentemente casuali così da intrappolare lo sguardo dentro uno stato d’animo carico di inquietudine, che foto dopo foto lo tiene agganciato, chiudendo ogni percettibile via d’uscita. A questa atmosfera non si sottraggono neanche le presenze degli esseri umani, che appaiono disillusi e sfiduciati, inseriti in maniera mimetica in un paesaggio cromaticamente desaturato.
Ma la fotografia non si lascia intrappolare facilmente in una tesi precostituita anche se essa viene coniugata con precisa e accurata abilità. E così lentamente affiora nell’osservatore la sensazione appagante di un sentimento estetico in cui la nostalgica tristezza, il vuoto esistenziale, il pacato sentimento della perdita sottilmente prendono corpo e tendono ad avvincere lo sguardo dentro una forma di lettura più intima che si incorpora al significato delineato dal percorso del lavoro.
Scriveva Paul Strand su Camera Work nel 1917: “Gli oggetti possono essere organizzati in modo da esprimere le cause di cui sono gli effetti, oppure si possono usare come forme astratte per creare un’emozione indipendente dall’oggettività in quanto tale.”
Marco Bonomo cerca un punto di equilibrio tra queste due strade e le vicende storiche e sociali della Valle del Sacco affiorano a tratti, anche se astenendosi dal fornire precisi elementi di informazione e di contesto sulla realtà narrata, trasformate in una raffinata atmosfera di misteriosa indefinitezza.
Marco Bonomo cerca un punto di equilibrio tra queste due strade e le vicende storiche e sociali della Valle del Sacco affiorano a tratti, anche se astenendosi dal fornire precisi elementi di informazione e di contesto sulla realtà narrata, trasformate in una raffinata atmosfera di misteriosa indefinitezza.
E così il lavoro nella sua completezza si posiziona a cavallo di quel confine incerto e poroso che divide lo “spirto guerrier” della denuncia e dell’impegno sociale dal “naufragar m’è dolce” della contemplazione e della percezione estetica.
Biografia
È nato ad Anagni (FR) nel 1985. Abbandona il corso di studi in Scienze dei Beni Culturali presso Roma2 per dedicarsi alla fotografia. Completa la sua formazione prima all’istituto Cine-TV Rossellini, poi presso DOOR di Massimo Mastrorillo ed infine alle Officine Fotografiche. Come freelance ha pubblicato per testate europee (Financial Times, De Volkskrant) e collabora con agenzie italiane. Nei suoi lavori personali alterna progetti volti alla ricerca e documentazione del territorio ed i suoi aspetti antropologici con altri più personali, dove dà sfogo a racconti fatti di suggestioni visive. “Prospettiva A-ecco” è nato dalla voglia di raccontare la sua terra. Ha un filo comune cronologico che parte dal dopoguerra ed arriva ai giorni nostri, osservando come la storia e lo sviluppo della Valle ha delle prerogative fatte di epoche dorate e cattedrali nel deserto, che si ripetono in altri territori sul suolo italiano. Il progetto ha visto il contributo di Steve Bisson per la stesura e la progettazione, ma anche molte fasi di lettura e scambio con docenti ed editor.