Portfolio Italia 2019
30 novembre 2019 - 09 febbraio 2020
Giulia Gatti
Del sacro che ci carezza

di Cristina Paglionico 

Difficile definire cosa sia la poesia, ma forse la frase della grande poetessa russa Marina Cvetaeva ci viene in aiuto:  “la poesia è qualcosa, o qualcuno, che dentro di noi vuole disperatamente essere”. In questa dimensione leggo l’opera di Giulia Gatti perché il sacro e la poesia mi paiono avere la stessa sostanza della coscienza, che lotta per trovare la sua espressione.
La poesia non si cerca, piuttosto si manifesta quando la ragione non riesce a trovare le sfumature adatte a una urgenza espressiva, a una condizione inattesa, a un pensiero profondo non elaborato razionalmente.
Così l’ambito della sospensione, la condizione di attesa gravida, la libertà di concedersi all’immaginario, di riconoscere il mito, di godere dell’incantesimo, creano le condizioni per uscire da una dimensione lineare del tempo portandoci verso la ciclicità dell’eterno divenire.
L’opera fotografica procede con un linguaggio stilistico sempre coerente, denso di significati soggettivi eppure epici, manifesta lo stupore dell’incontro del sacro nelle frange di una evidente marginalità, nel sapore di un primordiale fatto di paesaggi silenziosi e aperti verso orizzonti indefiniti, fatto di metafore di santi e di diavolesse, di falci e di strumenti sull’altare del quotidiano. Gli odori sono quelli della polvere e delle bestie che compiono il loro cammino, al pari dell’uomo. I sapori sono quelli di una terra potente e incontrastata. La musica è il silenzio di una forza ancestrale che armoniosamente compone il grottesco, la sensualità di una treccia, l’innocenza di un gioco, l’ambiguità di un gesto, la protezione verso una giovane vita.
Del resto è questo il compito della poesia, e non sorprenda se in questo caso al linguaggio letterario si sia sostituito quello fotografico: ricondurre l’esperienza umana, la sua provvisorietà e inadeguatezza, al recinto del sacro, ovvero del sublime, dell’altro da sé, a quanto non sappiamo, ma solo sentiamo arrivare, come una folgore che apre spiragli inattesi di comprensione universale.

Biografia

È nata a Fabriano nel 1995. Da sempre danzatrice, si è trasferita a Roma dove ha collaborato con alcune compagnie di danza. Successivamente si è spostata a Torino per studiare teatro fisico, mantenendo parallelamente la sua attività di danzatrice, dopodiché a Perugia dove si è diplomata al NID (Nuovo Istituto di Design).
Da qui si è trasferita a Milano per approfondire il suo interesse verso la fotografia.
Ha partecipato a workshop itineranti in terre come Islanda e Argentina grazie ai quali ha maturato una fascinazione verso il racconto fotografico. Attualmente continua il suo viaggio in Sud America, tra Perù, Bolivia e Patagonia, dedicandosi a progetti che abbraccino danza, fotografia e scrittura.