Sezione Scuole
di Gigliola Foschi
Viaggiare significa compiere un percorso, confrontarsi con lo sconosciuto che è fuori e dentro di noi, esplorare la realtà ma anche mettere in gioco la nostra immaginazione, le nostre emozioni. Per il tema “In viaggio. Tragitti del corpo, percorsi della mente” gli studenti che ho seguito come responsabile della mostra hanno compiuto un viaggio nelle libertà espressive oggi offerte dal mezzo fotografico, avendo come obbiettivo quello di raccontare e mettere in luce riflessioni e tematiche che li toccano da vicino in modo profondo.
Ayoub Medhoun con Nei tuoi panni - a partire da un intervento di stage photography - crea un’opera metaforica in cui emerge una riflessione profonda: all’immigrato, allo straniero viene chiesto di integrarsi nella società che lo accoglie, ma questa richiesta sottende un problema non semplice: come fare a integrarsi senza essere costretti a “mettersi nei panni degli altri” che gli vengono proposti e riuscire a non perdere la propria identità culturale?
Drammatico e al contempo poetico è il dittico di Zain Ul Abidin dedicato a Zohra, bambina-schiava in Pakistan. Sognava di essere libera e di poter immaginare il mondo aprendo la gabbia dove erano rinchiusi dei pappagallini, invece troverà la morte: ora la gabbia è aperta e vuota, priva di vita, di sogni. Chi sogna a occhi aperti è invece Ylenia Bonacina: con la pandemia nel 2020 non ha potuto più compiere i suoi amati viaggi, quindi ha scelto di rievocarli con la fantasia sovrapponendo immagini-ricordo scattate negli anni: così, ad esempio, una spiaggia della Cina si unisce alle montagne del Trentino fino a creare un nuovo panorama immaginifico. Il periodo del lockdown, per Sara Peccianti (LaSullivan), si è trasformato nel bisogno di riscoprire il valore del nostro rapporto con la natura. Ed ecco quindi nascere il suo progetto Simbiosi in cui il verde delle piante sembra penetrare dentro di lei, nella sua stessa pelle, quasi volesse accoglierla nelle sue braccia erboree e protettive. Un legame con la natura emerge anche nel lavoro di Marco Sepe, dove sono invece i fiori a creare un intreccio con i corpi.
Grazie all’uso del collage fotografico Francesca Binda ci accompagna nei suoi Viaggi meditativi, dove nella realtà, guidati da un maestro di meditazione, s’immaginano scenari diversi da quelli reali e si compie un viaggio mentale tra sogno e realtà. «Immagina la tua testa come una montagna, i pensieri come le nuvole. La testa, la montagna restano ferme, i pensieri, le nuvole passano e se ne vanno» - dice il maestro, e Francesca trasforma in un’immagine quasi evanescente questo suo viaggio per liberarsi dai turbamenti e dai pensieri ossessivi che invadono la quotidianità.
Per liberarsi dal torpore della vita quotidiana Alice Jankovic sceglie una via diversa: quella di errare tra i boschi mettendo in gioco tutti i sensi e liberando le sue emozioni fino a sentirsi parte della natura, a respirare assieme alla foresta. Il risultato è un lavoro evocativo e silenzioso, basato su una narrazione un po’ misteriosa che si dipana nel tempo, composta da piccoli accadimenti, sensazioni, ritrovamenti, emozioni… Ugualmente introspettivo è il viaggio di Noemi Boccasile verso le sue radici, nella “sua” Puglia, per risentire il rumore del mare e il contatto con la pietra degli scogli.
Con il trittico perturbante Corpi legati, menti altrove, Cristina Beltrami affronta il tema della dipendenza affettiva come un viaggio interiore che può degenerare in un legame negativo (simbolizzato da due mani legate da fili rossi) oppure aprirsi a qualcosa di positivo (due mani con fili celesti). “Tragitti del corpo, percorsi della mente” si è così tramutato, per gli studenti dell’IIF, in un intenso viaggio dentro se stessi e dentro i molteplici linguaggi della fotografia.