Fluid
di Susanna Bertoni
L’enciclopedia Treccani recita: «genderfluido agg. Detto di persona che rifiuta di riconoscersi in un’identità sessuale definita e definitiva». In molti ambienti vi è ancora diffidenza nell’affrontare la questione, sia per un pressappochismo diffuso, sia per rifuggire da ciò che è percepito distante o non intimamente compreso. I tempi però sono maturi e il movimento per la rivendicazione del diritto di esistere, senza doversi sentire ingabbiati entro certi stereotipi di etichette predefinite, è ormai un’onda inarrestabile.
Se gli effetti della partita giocata sul piano culturale si vedranno in un prossimo futuro, nell’immediato sono le campagne di informazione e di sensibilizzazione affidate, oltre che al mondo dell’associazionismo, ai settori della moda - intesa come cultura visuale - e della pubblicità, ad avere incidenza sull’opinione pubblica molto più di altre forme di comunicazione di massa. Infatti, stante la loro onnipresenza, capacità d’impatto e penetrazione nella società contemporanea, i professionisti di settore hanno una responsabilità enorme circa l’utilizzo etico dei rispettivi linguaggi, avendo l’opportunità, nel caso specifico, di rinunciare a veicolare un’immagine di genere unilaterale e limitante. Conseguentemente l’arte e la fotografia in particolare sono potenti mezzi espressivi per indurre i fruitori alla riflessione. Il web ed i social fungono poi da straordinaria cassa di risonanza permettendo la diffusione ed il raggiungimento di sguardi altri e diversi.
Ed è così che Fluid di Alessandro Fruzzetti, fotografo toscano che ha sposato da tempo tante battaglie per i diritti civili, porta alla ribalta la condizione della genderfluidità affinché se ne discuta apertamente, finanche attraverso il pretesto della specifica realizzazione dell’opera stessa. L’autore ha infatti creato dispositivi visivi originariamente costituiti da due ritratti della medesima persona, ripresa in momenti diversi del vivere la propria identità mutevole, che si fondono in un unico soggetto a rimarcare con forza l’unicità dell’Essere. La coesione è “materica”, una vera e propria trama di strisce orizzontali e verticali che formano un ideale tessuto fotografico, dove l’interezza di un’immagine scompare là dove l’altra si sovrappone, formando così una terza visione a svelare la molteplice sfaccettatura della natura umana. I due scatti iniziali, stand alone, non fanno parte del progetto finale, in modo che il ragionamento rimanga incentrato unicamente sulla loro commistione. Per dirla con Duchamp, quello che interessa maggiormente, al di là dell’impatto visivo di sicuro effetto, è il concetto alla base del lavoro, la motivazione che ha sospinto l’autore. In Fluid Alessandro Fruzzetti non si è accontentato del semplice utilizzo della fotografia bensì l’ha coinvolta direttamente nel processo creativo, servendosene come pietra angolare sulla quale impiantare l’intera struttura dell’opera. Attraverso un sintetico e significativo intreccio induce efficacemente lo spettatore ad una riflessione sensibile e accorta.
Biografia
È nato a Pisa nel 1971, da sempre appassionato di arti visive, quali il disegno e la pittura. Nel 2012 si avvicina al mondo della fotografia indirizzandosi verso una produzione di immagini con contaminazioni artistiche; realizza i suoi progetti, che spesso hanno un’impronta materica, con qualsiasi mezzo a disposizione: fotocamere, scanner o smartphone, purché congeniali all’idea centrale da realizzare, intervenendo successivamente anche sulle stampe. È stato finalista nel circuito Portfolio Italia negli anni 2016, 2017, 2018, 2019, 2020 e 2022. Nel 2019 è stato nominato Autore dell’anno FIAF Toscana 2019 e gli è stata attribuita l’onorificenza AFI Artista della Fotografia Italiana. Nel 2021 è stato nominato Testimonial Fuji per il progetto nazionale Ambiente Clima Futuro. Nel 2022 è stato lettore di portfolio fotografici e immagini singole presso la Brilla Immagine di Massarosa (LU). Ha partecipato a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero; nel 2022 ha esposto nel Palazzo Ducale di Sabbioneta, nella galleria d’arte Movimento Aperto di Napoli, a Villa Prinz di Trieste e presso la Project Gallery di Atene.