Sezione Scuole
di Aniello Barone
Le politiche sociali in Italia -che rientrano in quello che comunemente viene chiamato welfare state- non sono molto diverse da quelle adottate nel resto dell’Europa se non per la particolare ripartizione interna delle voci di spesa. Infatti gran parte della spesa sociale del nostro Paese è assorbita dal sistema pensionistico, mentre “famiglia”, “disoccupazione”, “abitazione” ed “esclusione sociale” appaiono marcatamente sottodimensionate. É evidente che questa è una peculiarità tutta italiana. Per non parlare, poi, del lavoro che registra altre problematiche e livelli di garanzia molto bassi rispetto al resto dell’Europa. Le cause sono da ricercare nel passato e nel reiterarsi di una politica disattenta alle esigenze dei cittadini. In questo contesto la famiglia d’origine continua a rimanere il punto di riferimento principale che rappresenta spesso l’unico vero ammortizzatore sociale. Questa sorte di arretramento è fortemente sentita dai giovani che, invitati a produrre delle opere per la Biennale, hanno fatto emergere in modo eloquente il loro personale disagio che alla fine coincide con il malessere di diverse generazioni: la disoccupazione, l’immigrazione, il lavoro, la condizione della donna, l’emigrazione in un altrove che dia quelle prospettive meritocratiche che spesso in Italia -dove possedere un titolo di studio qualificato ed essere bravi non basta- sono un vero miraggio. È un mantra che si ripete da troppo tempo, purtroppo. È questo un grido unisono e collettivo che gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli lanciano e che non si può far a meno di ascoltare. La sensibilità del disagio: questo è quello che emerge dopo questi mesi di lavoro portati avanti insieme. Mi auguro che questo grido venga ascoltato al più presto.