Sezione scuole
di Bärbel Reinhard
Diritti e conflitti in aree di confine sono le tematiche dei due lavori in mostra per la Fondazione Studio Marangoni. Entrambi i progetti presentati sono stati sviluppati a quattro mani e indagano in maniera diversa e su due continenti le implicazioni di migrazione e contaminazione, di confini, di diritti civili compromessi, di conflitti d’interesse tra economia, politica e salute, ma anche della disuguaglianza, della percezione dissimile dello stesso fenomeno e del rischiare la propria vita per una vita differente.
Il lavoro Ruah di Martina Melchionno e Paola Ressa indaga il confine labile tra diritto alla salute e diritto al lavoro nelle zone limitrofe all’industria siderurgica, nonché lo spirito diverso della popolazione a vivere questa condizione. Il vento da nord ovest a Taranto significa inquinamento. Arriva dall’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa. In alcuni giorni il livello di PM10 e dei relativi inquinanti cancerogeni nell’aria supera il limite per la protezione della salute dell’uomo, per cui la regione Puglia proclama le giornate di “Wind Days” e costringe il quartiere Tamburi, adiacente all’industria, a limitare le attività della vita quotidiana rimanendo in spazi chiusi. La parola Ruah, dall’ebraico “soffio”, “aria”, “vento”, “respiro” veniva scelta come titolo dalle autrici perché significa anche quella realtà da cui la vita dell’uomo dipende e che non è in grado di governare. Il non poter sfuggire dalle condizioni ambientali alterate, il forte vento contaminato di polveri sottili, responsabile di un’elevata mortalità di cancro ai polmoni, viene vissuta in maniera diversa da una serie di persone: mentre un’intera città si chiude in casa, i wind e kite surfer si uniscono sul “Viale del Tramonto”, dall’altra parte della città, aspettando il “loro” vento, il maestrale che gli fa vivere un’esperienza meravigliosa, che rende il mare un’evasione.
Far South di Edoardo Delille e Giulia Piermartiri invece documenta l’attraversamento illegale del confine tra il Messico e gli Stati Uniti intrecciando e giustapponendo destini e punti di vista di tre gruppi in due storie opposte: l’‘Arizona Border Recon’ è un gruppo di miliziani volontari che infiammati dalla retorica di Trump vuole proteggere meglio il confine del loro stato, le NGO ‘Samaritans’ e ‘Waterstation’ sono organizzazioni umanitarie sempre su base volontaria, che aiutano i migranti tramite la distribuzione di cibo, acqua e assistenza medica nel deserto, sensibilizzando i loro problemi ed infine gli immigrati illegali stessi, i ‘coyotes’ ed i narcotrafficanti. Mentre i primi due gruppi percepiscono la loro attività come una missione e possono essere visti a seconda dell’orientamento politico come eroi o cattivi, l’ultimo gruppo, come descrivono i due fotografi, si trova in un continuo bilico, tra il Messico e gli Stati Uniti, tra bene e male, tra passato e futuro e troppo spesso tra vita e morte. Questi tre gruppi come in un continuo ‘gioco’ di nascondino (che è diventato molto reale), pur non incontrandosi quasi mai, esistono ciascuno in opposizione agli altri. Attraverso fotografie ed interviste questa ricerca pone l’attenzione sulle varie motivazioni d’azione nell’ambito dell’immigrazione e del contrabbando nel Far South, che è il nuovo ‘Far West’.