Portfolio Italia 2023
25 novembre 2023 - 08 gennaio 2024
Giuliano Reggiani
(s)Face, 2023

di Laura Manione

Sul dizionario Treccani, alla voce prosopagnosia, si legge: «varietà di agnosia consistente nell’incapacità di riconoscere, esclusivamente sulla base dei caratteri fisionomici, persone ben note».
Le diverse forme di agnosia rendono dunque impossibile o difficoltosa l’identificazione di soggetti e oggetti attraverso determinati sensi. E la prosopagnosia, dal momento che è inscrivibile fra i deficit della vista, ha finito per attirare l’attenzione di un fotografo. Non di uno qualsiasi, ma di un fotografo come Giuliano Reggiani, da sempre portato a misurarsi con temi complessi, siano essi indagati con un approccio reportagistico o, nel caso specifico, maggiormente vicino al concettuale.
La via più esaustiva alla comprensione di (s)Face, per chi ci legge, è forse quella di procedere per gradi, ponendosi le domande che via via è andato ponendosi l’Autore.
In primis: cosa significa riconoscere un volto attraverso un’immagine fotografica? O - meglio - può la fotografia essere ritenuta un valido dispositivo di riconoscimento?
La questione è ricca di insidie. Per esempio, andrebbe sottolineato quanto sia assai difficile definire il concetto stesso di riconoscibilità (applicabile fra l’altro a varie discipline che si servono della fotografia) e quanto, al di là di una riproduzione più o meno fedele dei tratti che connotano un essere umano, siano svariate e ambigue le componenti che intervengono nel momento in cui un osservatore si appresta a interrogare in tal senso l’immagine fotografica. 
Volendo poi procedere sulla scia dei ragionamenti già avviati, ci si chiede: è sufficiente sfruttare le possibilità offerte dalla “grammatica” fotografica, quali per esempio lo sfocato, il mosso, la sotto o sovraesposizione o l’applicazione di filtri deformanti, per restituire la visione di un individuo affetto da prosopagnosia? In altri termini: ci sono argomenti intraducibili fotograficamente, per i quali ogni tentativo di forzare fino al limite il mezzo risulterebbe vano?
La risposta è evidente: la “sola” fotografia, qui, non è bastata.
Giuliano Reggiani ha quindi chiesto a un amico pittore di intervenire sulle singole stampe, indicandogli con precisione dove applicare quegli strati di colore a olio che, mescolati a polvere glitterata, simulano la patina attraversata da bagliori, indicata fra i principali effetti di una visione deformata dalla prosopagnosia.
Per fugare ogni dubbio, siamo ben lontani da un lavoro a quattro mani: il pittore non ha agito con la libertà di un co-autore, si è prestato in qualità di “strumento”.
Non solo: la matericità dei grumi di colore ci porta inoltre a soffermarci sul significato di una scelta, non nuova ma sempre audace, che va verso il superamento della bidimensionalità fotografica. (s)Face, per essere letta correttamente, deve essere toccata oltre che guardata, poiché in presenza di un grave disturbo della vista, sono chiamati in soccorso altri sensi.
In definitiva, forse per alcuni un po’ curiosamente e comunque con buona pace dei “puristi”, ciò che fa di questo portfolio un portfolio squisitamente fotografico sono proprio le alterazioni a cui si è accennato. Infatti, è bene ricordare, e la storia ce lo insegna, che non è fotografia unicamente ciò che è riconducibile a immagini contraddistinte da specifiche caratteristiche tecniche. È - o può essere - fotografia ogni lavoro che, attraverso uno scardinamento sintattico coerente e consapevole, ci inviti a riflettere su un linguaggio per sua natura portato a essere continuamente verificato e messo in discussione. 

Biografia

Nato nel 1972, vive e lavora a Modena. Si avvicina alla fotografia da giovanissimo, ma è con l’avvento del digitale che inizia a collaborare con fanzine specializzate in musica underground, occupandosi della documentazione di concerti e performance. Sempre nello stesso periodo, per l’azienda in cui opera in qualità di progettista di automazione industriale, riceve diverse commissioni per la realizzazione di fotografi e destinate a cataloghi ad uso commerciale. Accanto alla produzione digitale, sperimenta anche tecniche chimico analogiche e procedimenti alternativi alla gelatina di bromuro d’argento - quali per esempio la gomma bicromatata - declinate però in chiave contemporanea. Da anni porta avanti una ricerca autoriale che predilige l’approccio reportagistico a temi sociali e antropologici. È stato quattro volte fi nalista di Portfolio Italia e quindi esposto al Centro Italiano della Fotografi a d’Autore di Bibbiena e selezionato al SiFest per MIA Photo Fair. I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine cartacei e online quali Il fotografo, Fotoit e Doho. Nel 2022 è stato eletto Delegato Provinciale FIAF Modena.

www.giulianoreggiani.com