Mustrumu
di Pippo Pappalardo
Il 3 novembre 2013 un incendio doloso distrusse il Museo degli Strumenti Musicali di Reggio Calabria. Giovanna Catalano, in quel tempio dedicato alla conservazione del come fare musica, aveva trascorso la giovinezza, vivendola come ascolto del tempo, come un “ad agio” della sua relazione col mondo. Il Museo, intanto, lei rivelava il “luogo”: non lo spazio geometrico, nè un ambiente biologico, né un laboratorio sociologicamente sperimentale; semmai, l’opposto del non luogo, l’abusato neologismo di M. Augè. Spazi, arredi, angoli, vissuti giornalmente, le avevano confidato la loro vocazione a “curare” il mondo. E lì, con l’attenzione convinta dei cultori dell’evento musicale, sommessamente, con discrezione, si appassionava alla “cura” delle forme degli antichi strumenti, ascoltandone, conservandone, la volontà di vibrare ancora, di cantare ancora, e insieme. Tanti incendi nella storia della letteratura e della cinematografia, invero, hanno parlato del disagio esistenziale per la scomparsa repentina di ciò che abbiamo amato; l’autrice non ha voluto raccontarci il kronos di quest’esperienza e, quindi, leggerne l’accaduto e il sopravvissuto. Ha inteso penetrare nel tempo lungo, il kairos, condiviso, paradossalmente, nella distruzione e nella scomparsa. Così ha formulato una serie d’immagini non “prelevate” da ciò che fu un archivio di segni, ma una sequenza d’immagini “costruite” con una musicalità nuova, risoluta, quasi delle nuove composizioni capaci di raccogliere il dramma, l’assenza, lo sdegno, e, nel contempo, di conservare, in nuova forma, i lacerti di partiture bruciate come fossero frammenti, incipit di nuovi accordi, di nuove armonie. Un uso narrativo dello sguardo, quindi, che grazie alla padronanza dello specifico fotografico qui si misura con la fabula, proponendo al lettore, attaverso la meditata formulazione dell’immagine, possibili percorsi narrativi fedeli all’assunto di una risorta comunicazione sonora laddove anche l’eco del bruciato e del combusto ha il ritmo di un sentire musicale.
Biografia
Da sempre appassionata di arti visive, ha i suoi primi approcci con la fotografia nel 2006. Si occupa di corporate photography e di fotografia di cerimonia. Nel 2011 è fotografa ufficiale del Paleariza, uno dei festival di musica etnica più importanti del Sud Italia. Segue corsi e workshop con Lina Pallotta, Filippo Romano, Massimo Mastrorillo, 3/3 Chiara Capodici e Fiorenza Pinna, Luigi Saggese, Marco Olivotto, Antonio Manta, Francesco Marzoli. Tiene corsi di Photoshop in collaborazione con Il Cerchio dell’immagine. E’ socia Tau Visual e del Cerchio dell’immagine.