Portfolio Italia 2018
24 novembre 2018 - 10 febbraio 2019
Alessandro Fruzzetti
Black out

di Monica Mazzolini

Oscuramento. Interruzione. Sospensione. Silenzio. Questi aggettivi sono utilizzati per dare una definizione di “black out”. Uno stato temporaneo in cui si assiste ad una paralisi del funzionamento delle attività. Parola collegabile alla condizione psicologica che contraddistingue le crisi di panico, il tema analizzato in questo portfolio. Ci troviamo di fronte ad un’opera concettuale, la cui struttura formale è complessa, materica (grazie alla stratificazione delle immagini stampate) e matematica. Un’uniformità cromatica e geometrica che pur sempre rivela una forte componente emozionale. Nove dittici ognuno composto dalla rappresentazione di un corpo da un lato, un simbolo dall’altro e linee nere, il fil rouge di tutto il racconto, che rappresentano l’oscurità annidata e sedimentata all’interno del soggetto affetto dagli attacchi di panico. Lo studio porta l’autore all’individuazione di quattro fattori scatenanti che vengono, attraverso i dittici, associati sapientemente ad altrettante metafore. Il desiderio di chiudersi in se stessi (la chiocciola dentro il guscio), il senso d’instabilità (la barchetta di carta in riva al mare) e d’inadeguatezza (l’abito appeso in maniera ordinata) e la vita scomposta (il puzzle non ancora terminato ed in parte disfatto). Un corpo mosso, agitato, in cui talvolta il viso è nascosto. L’apparire ed il susseguirsi di questi sintomi portano a quella che è la fotografia posizionata al centro della sequenza: un’immagine completamente scura associata al mare di notte, un mare che violentemente s’infrange sugli scogli. Questo è il picco massimo, la crisi di panico, seguita dal lento ritorno alla normalità in cui rimangono tracce di quello che è stato. Un gioco di fotografie speculari alle precedenti dove si assiste ad un cambiamento violento: il puzzle si scompone, la giacca cade, la barchetta si rovescia ma infine la chiocciola esce dal guscio. Una narrazione che ci descrive un prima ed un dopo. Qui non c’è più il mosso, permangono le righe nere ossia restano i segni, ma la persona, superando questo stato di forte ansia e spaesamento, si “centra, si mette a fuoco, appunto”. Ma è un ciclo continuo.

Biografia

È sempre stato appassionato di arti visive in genere e fin da adolescente ha sempre fotografato con attenzione, seppur per un uso delle fotografie più familiare. Nel 2012 ha frequentato un corso base di fotografia al Fotoclub Collesalvetti, del quale tuttora fa parte, e da lì è esplosa una vera e propria passione. 
Da tre anni a questa parte (2016, 2017 e 2018) è finalista di “Portfolio Italia”.