Sezione scuole
di Paola Binante
I progetti che l’ISIA di Urbino presenta in questa terza edizione della Biennale dei Giovani Fotografi Italiani sono elaborati realizzati a conclusione del corso che Mario Cresci ha tenuto per i bienni specialistici in Fotografia dei Beni Culturali e Editoria. Mario Cresci, indiscusso protagonista della fotografia sperimentale, afferma che l’insegnamento per lui è un atto fortemente creativo non solo verso i giovani ma anche verso se stesso. Ribadisce la necessaria coerenza dell’insegnamento foto-grafico e intende la fotografia come un mezzo per comunicare, in continuo dialogo con gli altri media.
Agli studenti ha trasmesso un metodo di lavoro e un modello operativo, perché non si tratta soltanto di produrre immagini, bensì di ideare dispositivi grafici che consentano di visualizzare un certo modo di vedere e riflettere criticamente la realtà contemporanea.
I progetti sono un esempio, programmaticamente progettuale, di quest’esperienza didattica in ideale continuità con la storia dell’ISIA, scuola di “progettazione grafica e editoriale”. Gli elaborati sono un momento di riflessione sulla portata metodologica del linguaggio fotografico. Cresci ha stimolato gli studenti in questa direzione: fotografare significa, infatti, progettare; è, anzi, una forma di progettazione dell’immagine. Si comprende bene, allora, come la produzione degli studenti si esprima in una forma strutturata di comunicazione.
I progetti, diversi nella metodologia come nella scelta delle scritture fotografiche, mostrano un substrato comune: la verifica e l’individuazione della soggettività diventano un percorso critico sui linguaggi visivi. Il viaggio alla ricerca di se stessi e del proprio luogo d’elezione comporta l’immersione nell’universo dei modi di interazione col mondo.
Giovanni Andrea Pamio in MIXT interroga le peculiarità dell’ipertesto e si confronta con un medium che incide fortemente nel percorso di formazione. Emerge la casualità della ricerca sul web come elemento creativo dove l’inserimento della “parola” crea un “disturbo visivo”.
Giuliana Cerabona in Oggetti della memoria privilegia un altro punto di vista, parte dalle memorie consolidate negli oggetti che compaiono nelle fotografie degli album di famiglia a rimarcare la stretta relazione tra soggettività e ambiente del nostro vissuto.
Lorenzo Marra in Lungomare sceglie l’idea di luogo per mediare le difficoltà dell’affermazione e dell’indipendenza. Come ha sottolineato Cresci, cogliamo, in questo lavoro, l’impossibilità dello sguardo ad aprirsi sull’orizzonte, sbarrato da barriere, che appare come una metafora sull’incapacità di aprirsi all’esterno per questa generazione.
Javier Marcelo Cabrera in CV Sei curriculum in cerca di vita rielabora la dissolvenza dell’individuo nei format standardizzati del curriculum vitae. Un viaggio nei codici che regolano le relazioni e il mondo del lavoro. Il tema pirandelliano del contrasto tra vita e forma, è riportato ai mutamenti avvenuti nel mondo del lavoro e della socialità.