Ambrotipia, una passeggiata nel tempo con la fotografia all'argento
La riscoperta di tecniche fotografiche antiche non viene solo dal gusto vintage, ma soprattutto dalla volontà di attivare nuovi approcci rappresentativi e interpretativi della realtà. L’antico viene rinnovato in soluzioni post-moderne e porta il presente indietro nel tempo. Si tratta di una contaminazione temporale. Con la passione si dimostra che il lavoro artigianale e manuale non ha età e produce immagini irripetibili. Alla base del processo c’è il collodio umido: una pasta giallastra ricavata dal fulmicotone (nitrato di cellulosa) sciolto in alcol. Dopo l’aggiunta di bromuro e ioduro di potassio, il collodio viene steso sulla lastra di vetro, dove si deposita sotto forma di una sottilissima pellicola. Per rendere la lastra fotosensibile viene immersa nell’argento nitrato. Quando è ancora bagnata va sistemata in uno chassis a tenuta di luce. Dopo l’esposizione (da 3 a 40 secondi) si procede allo sviluppo con una soluzione di ferro solfato e acido acetico glaciale. Per il fissaggio si usa il sodio o l’ammonio tiosolfato. Un successivo strato di verniciatura garantisce la durata nel tempo della fotografia. Per avere il positivo si dipinge il retro di nero.
Biografia
Nasce nel 1993 e vive a Tagliacozzo (AQ). È diplomata in Grafica d’Arte e Progettazione presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Da sempre appassionata di arte, sviluppa diversi progetti nell’ambito dell’incisione, del disegno e della grafica multimediale. In fotografia ama il ritratto, il ritratto ambientato, il reportage. Nel tempo ha approfondito la ricerca sull’ambrotipia realizzando ritratti e immagini still life.