Sezione Scuole
di Massimo Agus
I progetti presentati sono stati prodotti dagli studenti del terzo anno del Corso Accademico di Fotografia della LABA di Firenze che hanno lavorato sul tema “contaminazione” e sono parte di lavori più ampi realizzati durante l’ultimo anno accademico. Il tema “contaminazione”, scelto per la quinta edizione della Biennale dei Giovani Fotografi Italiani, si presta a letture e interpretazioni differenti che vanno dal concetto di infezione, contagio, inquinamento, incrocio, fino a quello di scambio, sovrapposizione, mescolanza, fusione. Questa complessità ha portato alcuni studenti ad affrontare il tema da un punto di vista negativo riferendosi principalmente alla contaminazione come inquinamento dell’ambiente naturale. I due lavori sul degrado ambientale, di Alberto Ammirati e di Emanuele Baldanzi, si segnalano però anche per una ricerca di linguaggio che porta la fotografia a mescolarsi con altri media e altri sistemi comunicativi, uscendo dalla pura e semplice fruizione visiva per domandare allo spettatore un’azione che lo coinvolga in maniera più personale e fisica. Altri lavori hanno scelto di vedere la contaminazione come problema sociale e antropologico, sviluppando l’idea di incrocio e incontro di culture e di generi, mostrando tematiche che nascono dallo scambio tra diverse culture che entrano in contatto, contaminandosi reciprocamente attraverso innesti, incroci, miscugli di identità. In particolare il progetto di Giacomo Lazzeri riflette sulla realtà multiculturale della società italiana di oggi, quello di Michele Vino sulle stratificazioni culturali che si possono trovare in paese africano come il Burundi, e quello di Camilla Colombo affronta il tema degli stereotipi di genere e della possibile loro mescolanza e sovrapposizione. Due lavori sono incentrati sul corpo come sede della mescolanza e della fusione, corpo che si trasforma e si incrocia con altro da sé, partendo da riflessioni generate dai propri vissuti o da problematiche che toccano da vicino gli autori. Greta Citti mostra una delle contaminazioni oggi più diffuse, il tatuaggio, che coinvolge la pelle dei corpi operando su di essa una sovrapposizione di inchiostri e di segni scritti. Michela Moretti racconta invece la storia di una fusione avvenuta attraverso un trapianto di rene che ha incrociato, ed unito ancora di più, i corpi di madre e figlia. Ma “contaminazione” è anche travalicare i confini dei linguaggi e delle forme artistiche per dare alle opere un senso di trasversalità e lettura multidisciplinare. La ricerca di una trasversalità di linguaggi è il punto cardine dell’opera che presenta Chiara Giovanelli: una contaminazione di linguaggi e forme artistiche che si mescolano e che si arricchiscono reciprocamente, e che trasforma il collage fotografico in un’opera tridimensionale dando vita a una personale visione della realtà contemporanea.