Sezione Scuole
di Bärbel Reinhard
Contaminare: dal latino tangere tag-mino-porre in contatto, mescolare con elementi eterogenei. I progetti in mostra affrontano da tre punti di vista la tematica della contaminazione - senza una connotazione negativa - come contagio, incrocio, fusione di realtà, immaginazioni e linguaggi diversi. Usano il mezzo fotografico per un’ indagine personale sulla contaminazioni di identità con pattern sociali, di interferenze di avvenimenti storici con microstorie, di luoghi reali con strategie di uscita da essi. Contaminazioni che mettono in contatto eventi e oggetti, che a priori non erano previste come collegati. Nella serie “In her shoes” Sara Cinelli riflette su come viene formata la nostra identità, come viene contaminata la nostra biografia da molteplici fattori come il contesto familiare, sociale, mediatico o l’educazione. Nei suoi autoritratti mette in scena cinque diversi caratteri di ragazze venticinquenni, immedesimandosi in queste vite possibili, molto diverse dalla sua, appartenendo a mondi plausibili ma paralleli. Interpreta queste coetanee in panni diversi, dalla ragazza escort alla tossico dipendente. Cinque possibili risultati, cinque vite contaminate e - di consequenza - sviluppate diversamente che in questa indagine visiva provengono da una sola matrice: lei stessa.“Ogni cosa che ci accade, ogni scelta che facciamo nel quotidiano plasma noi stessi e cambia la nostra vita, anche se non ce ne accorgiamo. Il caso non esiste.” Duccio Doretti invece ci fa riflettere nel suo lavoro “A lit candle lit the following and other coincidences on existence” su una serie di avvenimenti scientifici che hanno fatto la storia, il loro impatto sull’umanità, la percezione dell’uomo e il suo desiderio dell’infinito e dell’onnipotenza, collegato alle nostre micro-storie. Delle coincidenze, connessioni apparentemente senza logica, che si stanno contaminando. Il primo test nucleare fu la detonazione di Trinity nel New Mexico nel 1945. Con il lancio del Apollo 11 per la prima volta l’uomo arriva sulla luna nel 1969. Shoemaker-Levy 9 è la prima cometa che viene osservata nel 1993 durante la sua caduta su un altro pianeta: Giove. Tutti questi singoli episodi si svolgono nello stesso giorno dell’anno, il 16 luglio, che è la data di nascita del autore. Ispirato dalla novella Slaughterhouse five di Kurt Vonnegut, riflette sul ruolo della ripetizione, usando la contaminazione anche in forma di pluralità linguistica, assemblando fotografie sue con quelle d’archivio e con immagini provenienti da internet in declinazione e crossover visivi. “Io ripeto una data. Come inizio e come fine o viceversa. Non è importante. Vorrei comprendere o almeno percepire il senso. Le connessioni illogiche he portano un aviatore ad aprire il portellone.” “Lunar Exploration” di Elisabetta Pallini invece è un’ esplorazione sul rapporto tra realtà e immaginario in spazi nati come diversivo ludico, come i luna park o i parchi tematici, dove la vita quotidiana si dissolve con il fiabesco e la fantasia, dove il confine tra reale e finzione diventa labile, quasi inesistente. Gioca con l’ambiguità tra realtà e fantasia, le loro contraddizioni e sovrapposizioni. Il mondo qui è contaminato dalla finzione, dall’ illusione che è, a secondo del punto di vista della fotografa, tangibile, ma allo stesso tempo onirica ed effimera. Ci porta in un immaginario non tanto appartenente alla fantasia d’infanzia ma più a strategie di fuga o a voluti estraniamenti dal mondo adulto ben noto a tutti noi, pezzi di puzzle smarriti, estrapolati, che al loro volta vengono ricontaminati dalla realtà. “Come è possibile visitare ciò che ‘non esiste’, perché solo appresentazione di una fantasia e di un immaginario?”