Portfolio Italia 2013
30 novembre 2013 - 16 febbraio 2014
Claudia Borgia
L'Ashura

di Maurizio Lupi

Claudia Borgia appartiene a quella ristretta schiera di fotografi che non fa distinzione a priori, prima dello scatto, tra immagini di reportage o di racconto. La sua è una progettualità matura e consapevole che basa le scelte operative su una ricerca sul campo e su un rapporto rispettoso ma osmotico con la gente ripresa. Reportage e racconto si fondono e profondono dando origine ad ossimori fotografici, di grida silenti e di passati presenti. Dove finisce l’uno e comincia l’altro? Difficile dirlo, un pò come chiedersi dove finisce il corpo e comincia l’anima. Forse la domanda, dovrebbe essere posta da un altro punto di vista. Quali sono gli indizi di reportage e quelli di racconto? E, soprattutto, i due ingredienti di genere in che percentuali e qualità fanno la ricetta espressiva di Claudia Borgia? Gli indizi di reportage stanno di sicuro in tutte le immagini. C’è, e si vede, tutta la voglia di riportare ciò che accade con la forza del documento, dell’hic et nunc. In “L’Ashura” il reportage è sempre preminente quando il referente è l’accadimento e fa da collante semantico a tutto il lavoro. Gli indizi di reportage sono allora così forti da mettere in secondo piano il racconto? No, il racconto è come il sale con la farina. Per fare un buon pane serve una discreta quantità di farina con una piccolissima quantità di sale. Ed il sale nella ricetta fotografica dell’autrice è la componente che racconta, che dagli accadimenti della commemorazione in piazza dell’eccidio entra nelle case e ci rappresenta quanto siano labili i confini tra religione ed usanze nel mondo islamico. Ma la peculiarità del racconto è tutta nel sapiente uso dei simboli. Ed i simboli, come nel caso dell’immagine del bambino e della bambina separati dalle file di donne in preghiera, quando vengono miscelati dall’occhio attento di Claudia Borgia esprimono metafore che arrivano direttamente al cuore e alla ragione del lettore.

Biografia

E’ nata a Roma nel 1975. L’aria rivoluzionaria degli anni ‘70 cova dentro di sè per molto tempo, troppo secondo lei, perchè è solo nel 2009 che molla tutto e decide di dedicarsi alla fotografia. Abbandona l’amata carrozzeria di famiglia ed il lavoro da perito assicurativo, si rilegge la tesi sul diritto d’asilo discussa alla Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza e cerca un connubio tra la passione per la storia contemporanea, il desiderio di esserne testimone e la fotografia. Sceglie di imparare frequentando la Scuola Permanente di Fotografia Graffiti, seguendo vari workshop e iscrivendosi al master in fotogiornalismo dell’ISFCI. Decide di documentare la realtà che la circonda, ma anche il resto del mondo, ove possibile, con la curiosità innocente di chi vuole arricchirsi e arricchire chi guarda le sue foto. Predilige le storie di donne, nelle quali si cerca, ed i progetti a lungo termine, perchè le consentono di acquisire il maggior numero di informazioni utili alla costruzione di un reportage profondo e dettagliato. Oggi è una freelance. Ha pubblicato su A, The Guardian, Kristeligt Dagblad (DK) e altre piccole testate straniere con lavori eseguiti sia in Italia che all’estero. E’ arrivata terza nel concorso fotografico dedicato al foto-giornalista Rolando Fava e seconda a Fotoleggendo.