Portfolio Italia 2024
30 novembre 2024 - 05 gennaio 2025
Lorenzo Confalonieri
Racconti di un fauno
Racconti di un fauno
Testo di Massimo Mazzoli
L’opera fotografica realizzata da Lorenzo Confalonieri si annuncia, già al primo approccio, come una rivelazione preziosa, una finestra aperta su un microcosmo intimo dove le cose si muovono con una velocità inconsueta, sorniona, riuscendo a diffondere una quiete naturale, figlia delle cose semplici.
Le immagini, caratterizzate da un bianco e nero intenso, ricco di tracce, hanno dimensione equilatera. La composizione, fortemente curata, cerca di dare esclusivo risalto a pochi elementi, scelti con cura, attraverso i quali sedurre lo sguardo ed invitare all’ascolto. Sedici fotogrammi grazie ai quali narrare un’esplorazione
intima, un’esperienza esclusiva vissuta nella foresta amazzonica peruviana, un territorio lussureggiante e misterioso dove il rito del tempo viene scandito tra uomo e natura, tra utensili e vegetazione, tra sguardi e silenzi, tra il riverbero del sole e l’oscurità della notte.
Un villaggio si palesa, indolente, battuto da una pioggia incessante, la poca luce ne delinea i contorni, un cane scruta la notte imminente che presto avvolgerà il giorno di nero. Non c’è tensione, soltanto vigile attesa.
La caccia chiede il suo tempo, i suoi arnesi, il filo freddo della lama, la necessità del sacrificio. La pesca, rito ancestrale cui il pendolo pigro del giorno detta il ritmo, è tradizione antica, richiesta di aiuto agli spiriti del fiume, sorriso e delusione.
L’acqua è la stella polare di un ecosistema straordinariamente ricco di specie vegetali ed animali, il cielo ed il Rio Maranon ne sono i fautori, entrambi vengono da lontano, scendono dall’alto, spiriti d’aria e di alta montagna, fecondi di storie, echi, amnesie.
Il fiume scorre nell’alveo con primitiva lentezza e poderosa portanza, riflettendo negli occhi dei pesci la magnificenza del mondo in superficie, invitando l’uomo ad immergersi, ad ascoltarne i racconti, a trovare la giusta direzione, il giusto battito, la profonda connessione istintiva con il proprio essere vivo.
La foresta attorno, dentro, respira, si rinnova, cura le sue ferite, cela i suoi segreti, preserva la sua forza, si rapporta con i suoi ospiti.
Mentre tutto questo accade l’aria è satura di un silenzio assordante, intrisa di spiritualità; il quotidiano scorre, nelle consuete dinamiche familiari, nelle domestiche ottemperanze, nella fuga ardita di un bambino rifugiato su un ramo, nel suono di un soffio, nel vezzo di un segno, nella straordinarietà di un istante quando l’attesa è soltanto una promessa breve da attendere.
“Racconti di un fauno” o, più confidenzialmente, racconti di un uomo capace di
asciarsi sorprendere dall’incontro, di lasciarsi permeare dalla pioggia, dal sussurro del vento, di vedere più lontano dell’abitudine, ben più a fondo della superficie, consapevole dove il linguaggio delle immagini può permettere di arrivare, della profondità del pensiero che può riuscire a trasmettere e, magari, condividere.