Portfolio Italia 2024
30 novembre 2024 - 05 gennaio 2025
Tiziana Selva
CiĆ² che resta

Testo di Sara Munari

Ciò che resta: Un viaggio introspettivo attraverso la perdita Tiziana Selva, nel suo progetto fotografico “Ciò che resta”, ci invita a un’immersione profonda e intima nel cuore del lutto. Un’esperienza universale, ma resa ancor più dolorosa dalla pandemia che ha stravolto le nostre vite, privandoci di momenti fondamentali come gli ultimi istanti con i nostri cari e la possibilità di celebrare adeguatamente la loro scomparsa. Tiziana, che ha perso entrambi i genitori in questo tragico contesto, ci offre un resoconto visivo commovente di un percorso di elaborazione del dolore. Attraverso il suo obiettivo, esplora gli spazi domestici, luoghi un tempo carichi di affetto e familiarità, ora trasformati in labirinti di vuoti incolmabili. Ogni piccolo oggetto, ogni angolo, ogni frammento di vita quotidiana diventa testimone muto di un passato che non può tornare. 

L’autrice ci conduce in un viaggio introspettivo dove la memoria si intreccia con l’oblio e il presente si confronta con l’assenza. Le sue fotografie, cariche di una malinconia struggente, ci parlano di un amore indissolubile, di un legame che la morte non riesce a spezzare. Le immagini dell’interno della casa dei suoi genitori sono un luogo dove la memoria è un’onda che si infrange continuamente sulla riva del presente, un palcoscenico vuoto dove gli oggetti recitano un monologo sull’assenza. La luce che entra dalle finestre accarezzando le tende e i divani, toccati innumerevoli volte dalle mani e dai corpi, disegna un’impronta indelebile, un’eco di presenza che continua a echeggiare. Tre liste della spesa, su foglietti stropicciati, ingialliti dal tempo, sembrano capitoli di una storia interrotta, un rituale  familiare ora sospeso dove ogni necessità per la famiglia rimarrà indispensabile per sempre. Desideri non esauditi che fluttuano nell’aria. Ogni riga è un tassello di puzzle che l’autrice cerca di ricomporre, un tentativo di dare un senso al caos dell’assenza. E poi un piccolo orologio fermo sulle lancette segna il passaggio del tempo, un tempo che sembra essersi fermato proprio lì, in quell’istante in cui tutto è cambiato. Tutto si trasforma, attraverso lo sguardo di Tiziana, in potente simbolo di un’esistenza che continua a pulsare. Frammenti di una storia più grande, tessere di un mosaico che l’autrice ricostruisce con delicatezza. “Ciò che resta” non è solo una testimonianza personale, ma anche un invito a riflettere sulla fragilità della vita e sull’importanza di onorare la memoria dei nostri cari. 
L’autrice, con coraggio, ci mostra che il lutto è un processo lungo e complesso, fatto di momenti di disperazione, di tempo per poter riprendere in mano il corso della vita e di attimi di ritrovata serenità. In un’epoca dominata dall’immediato e dal virtuale, il lavoro di Tiziana Selva ci ricorda il valore della lentezza, della contemplazione e del silenzio. Le sue fotografie ci invitano a fermarci un attimo, a guardare dentro di noi e a dare un senso a ciò che abbiamo e abbiamo perso.