Portfolio Italia 2024
30 novembre 2024 - 05 gennaio 2025
Elisa Mariotti
Yes, we do

 Testo di di Eletta Massimino

Quindici trittici, quindici donne che scavallano pregiudizi di genere, sono implicita denuncia e altrettanto implicito appello a cessare ogni possibile, insensata discriminazione esercitata o subita. Non è la prima opera con cui l’autrice propone riflessioni sul diritto dell’essere umano a vivere in pienezza e dignità.
Ogni trittico ha un centro che svetta, cuore del racconto possibile, e due diramazioni. La prima, un dettaglio che porta all’interno della protagonista, l’altra l’ambiente che la vede in azione, squarcio verso l’esterno. Un continuo rimando tra un “sé” profondo e come e dove esso, in libertà, sta nel mondo.
Ogni trittico è un capitolo, la storia vissuta di una donna. Tutti insieme sono un romanzo di sole donne. Nessuna acrimonia trapela, solo ‘fatti’ e umanità di queste donne e dell’autrice. Emergono decise le caratteristiche autoriali.

Elisa Mariotti opera scelte mai scontate per determinare in modo sottile, raffinato, la voluta incisività e delicatezza. Così per Rosanna, unica fantina del Palio di Siena oggi novantenne, è lo stralcio del cavallo in corsa che, per preterizione, ce la fa immaginare in groppa e tanto veloce da ‘uscire fuori dal fotogramma’. La folgorante similitudine tra i capelli dorati avvoltolati in una crocchia e le sezioni di tronchi diviene simbiosi tra Natascia, taglialegna, e gli alberi; così per Maria Concetta, prima elicotterista italiana, con la metafora del portare in palmo di mano il ‘suo’ elicottero. Il gesto di Irene, barbiera, che è anche metaforicamente di potere, non quello della sopraffazione, ma quello che sa “entrare nel profondo” con garbo e rispetto.
La ricercatezza estetica è espressione di senso. ‘Legami tra donne’ vengono auspicati sin dall’inizio: la crocchia dei capelli dell’incipit, per similitudine, sembra trasformarsi in materia che Elisa in fonderia trasformerà in altra bellezza; il sapiente uso dei colori, unico fiume che trapana i trittici dal giallo e arancio al rosso, alle intrusioni di grigio e blu sino all’epilogo, una sferzata, con Antonella buttafuori vestita del potere del bianco e nero, e, dal giallo al viola l’esplosione verso l’esterno con gli opposti che sono complementari e si esaltano a vicenda. Quindici trittici, un unico fiato. Anche le scelte formali manipolano ad arte il legame fotografi a tempo. Ogni trittico condensa prodigiosamente tanta vita in ore e al contempo tanti trittici dilatano a dismisura il tempo quotidiano di queste donne in un tempo unico, cronaca di un’unica condizione femminile di coraggio e reale  indipendenza dagli stereotipi. Sarà forse domani documentazione storica.
Le attività di queste donne sono lavori, sport che noi persone facciamo perché sotto unico denominatore abbiamo passioni, necessità, sogni, insoddisfazioni, ambizioni e con tutto questo lasciamo impronta unica nel nostro ambiente.
Perché siamo del mondo animale, capaci di definirci “homo sapiens”, di scriverlo, di documentarlo, aggrumando un empito di fratellanza e ri-conoscimento.