Portfolio Italia 2024
30 novembre 2024 - 05 gennaio 2025
Suryene Ramaget
Yellamma

 Testo di di Lorenzo Cicconi Massi

Nella sola Mumbay, la più grande città dell’India e capitale dello stato di Maharashtra, il 30% delle ragazze si prostituisce per un dovere religioso. Di queste, oltre il 70% comincia a fare sesso a pagamento sotto i 14 anni di età. Un intreccio perverso tra religione, miserie e denaro.

Il progetto di Ramaget Suryene, frutto di numerosi viaggi in India, si distingue per il coraggio e la profondità con cui ricerca le complessità delle aree periferiche di Mumbai, dove la prostituzione e il consumo di droga scandiscono la quotidianità. Ci troviamo all’interno della “Casa dell’Amore”, un vecchio edificio di cinquanta stanze che ospita una sorta di comunità dove i destini, le speranze e i dolori si intrecciano senza soluzione di continuità. Ci sono le ragazze in attesa dei clienti, ci sono le bambine che crescono guardando il viavai per le scale, ci sono le porte semichiuse che lasciano intravedere i corpi nell’atto di congiungersi.
In un contesto dove diventa difficile muoversi con libertà, Ramaget segue la vicenda di un giovane uomo che viene da fuori e che nell’assidua frequentazione del luogo intreccia una relazione emotiva e intensa con una donna. Un legame che va oltre la mera transazione e diventa promessa di un futuro diverso.
Ramaget Suryene riesce, grazie ad una fotografia densa, materica e carica di una pasta gialla a farci sentire l’odore delle stanze dell’amore. 
Le esalazioni dei corpi sono espressione di un sentimento che, malgrado il contesto di degrado, cerca la sua via d’uscita, urla disperatamente e chiede dignità. I corpi, veri protagonisti della sequenza fotografica, sembrano fondersi fra loro, riemergere dalle pieghe delle coperte e avere gli stessi segni dei muri consunti. Il corpo diventa manifestazione di un’anima che viene ricacciata dentro le viscere, sotterrata da secoli di regole medioevali.
Ad una prima lettura della sequenza fotografica troviamo tracce di Antoine D’Agata nell’uso del “mosso” e nell’apparente casualità compositiva. Contrapposizioni tra sogno e realtà, incubo visionario e percezione, sessualità e poesia del corpo che in Ramaget, in netto distacco con il citato fotografo francese, si ammantano di pudore e di dolcezza.
La forza espressiva della breve sequenza scelta è sufficiente ad una immersione sensoriale da parte dello spettatore che spera, come di fronte alla faccia oscura e mai vista di una pellicola di Bollywood, in una fuga d’amore, o chissà, in un qualsiasi altro lieto fine. L’ultima fotografia ci mostra la ragazza sola nella stanza, coperta dai lenzuoli, immersa nei pensieri, paziente nell’attesa di una vita che tarda ad arrivare e che lei può solo assaporare, durante un atto trasformatosi da mercimonio in amore vero.