Aquadulcis
Testo di di Renza Grossi
Un tempo non c’era nulla. Una oscura distesa melmosa, una palude, una massa primitiva ed informe.
Poi arrivò il sale, che, come un seme, venne coltivato in campi in cui il mare si sostituiva alla terra e i cristalli alle gemme.
Fu subito un dialogo quello che l’uomo costruì con il paesaggio, un mutuo scambio: la natura donava, l’uomo raccoglieva.
Nel corso dei secoli il confronto non fu sempre pacifico, la natura talvolta faceva sentire la sua voce e quella dell’uomo risultava fragile e indifesa.
E priva, forse, di alcun potere.
Luana Viaggi ci parla attraverso le sue immagini di acque dolci, quelle che nell’antica salina di Cervia non dovrebbero trovare posto e che l’uomo con le sue azioni ha escluso da questo lembo di terra amata.
Il suo lavoro fotografico ci accompagna poeticamente a scoprire il valore del rapporto tra il mondo naturale e i segni dell’agire umano, scegliendo la forma del dialogo. Proprio lì, dove la vegetazione non dovrebbe esistere, dove il bianco accecante non è neve, proprio in quel luogo appaiono i segni di un cambiamento di cui l’uomo è forse, solo, testimone indiretto. Lì, dove il mondo vegetale appare come una sapiente punteggiatura per raccontare una crisi.
Con le alluvioni del 2023 le acque dolci hanno preso possesso delle saline, di quella parentesi naturale che è stata coltivata in molti secoli di storia costruendo una nuova realtà, in cui le forme umane si specchiano in quelle vegetali, forse ritrovandosi in continuo scambio.
Luana con un limpido bianco e nero sembra percorrere attraverso il confronto diretto delle immagini la struttura stessa che regola la botanica. Raccoglie la morfologia degli elementi ricercando similitudini e contrasti. Ci invita a soffermarci sui meccanismi interni dei soggetti attraverso inquadrature e tagli che narrano la fisiologia di arbusti, strumenti, macchinari, lembi di terra e corsi d’acqua. Tutto ormai è parte di un unico universo.
Ed infine si interroga sulla funzione che noi, esseri in carne ed ossa, attribuiamo alla natura e al mondo vegetale.
Noi che abbiamo strappato un lembo di terra al caos, ma siamo indifesi davanti all’incontrollata voce del mondo naturale.
Pone domande Luana, ma non regala risposte. Forse non ne abbiamo bisogno o semplicemente abbiamo paura di conoscerle.
Forse talvolta la natura ha bisogno di confrontarsi con sé stessa e trovare un equilibrio.
E l’uomo forse, per una volta, si metterà solo in ascolto.